martedì 26 settembre 2017

G7 DI TORINO FOR DUMMIES: ARRIVA IL VERTICE SUL LAVORO, MA MANCA IL LAVORO

INTRODUZIONE
FINCHE' IL DEBITO NON CI DISTRUGGERA'
Lunedì 25 settembre, ore 18,45: mi dirigo in Vespa verso casa, decido di passare per il centro città incuriosito dal ronzare degli elicotteri che volteggiano da ieri sulla nostra testa. Da Piazza San Carlo a Piazza Carlina è una discreta carrellata di camionette di polizia, carabinieri, Guardia di Finanza e vigili urbani a spasso: un bel florilegio di colori mentre il mondo tutt’ intorno finge di continuare a vivere la propria quotidianità allo stesso modo. La Vespa del 1974 (che effettivamente non potrebbe neanche circolare in quella zona, ripensandoci bene sono reo confesso) rallenta sempre più finché una comitiva che mi ricorda tanto le barzellette delle elementari mi attraversa sulle strisce, mentre osservo il poliziotto che dispensa informazioni con quella che Repubblica definirebbe la gentilezza di un concierge (edizione cartacea del lunedì medesimo). Mentre il gruppone di probabili funzionari composto da un giapponese con relativa macchina fotografica, un biondone tedesco imperioso, uno yankee con relativo cappellino, e un paio di europei vestiti da europei in visita camminano verso Via Po alla probabile ricerca di shopping&aperitivo, la mia mente si lascia talmente rapire dall’ immagine lisergica che penso “Beh, alla fine che c’è di male?”.
Dopo 30 metri arrivo in Piazza Carlina e l’alto livello di blindatura prende metaforicamente a schiaffi la mia ingenuità fanciullesca: ci sono più automezzi che cittadini, fa letteralmente e semplicemente paura. All’orizzonte si staglia Casa Gramsci, o meglio l’Hotel 5 Stelle un tempo giovanile dimora del fondatore del Partito Comunista d'Italia, oggi “suite imperiale” dei rappresentanti dei cosiddetti “Sette Grandi della Terra” che si sono riuniti nella capitale sabauda (nulla di più plasticamente simbolico di questo cambio di funzione). Con quale fine?

Ce lo spiega il sito dedicato alla nostra Presidenza del Vertice: “L’incontro si svolgerà nell’ambito di una settimana interamente dedicata alle sfide della “quarta rivoluzione industriale”. Non solo i Ministri del Lavoro e dell’Occupazione, ma anche i Ministri dell'Industria, dell'Istruzione e della Ricerca ne discuteranno in sessioni separate, concentrandosi sulle proprie competenze specifiche, ma con un approccio integrato e coordinato. Il lavoro è una co
mponente fondamentale del cambiamento: il modo con cui si modella il futuro del lavoro e del welfare avrà un impatto significativo sull’intero processo di innovazione. Per questo, lo slogan che guiderà la discussione sarà "mettere le persone e il lavoro al centro dell'innovazione".
Wow! Raga, siamo con voi! Mi piacciono sti Gisette, fammi vedere un po’ i nomi: numero uno, Italia, Giuliano Poletti. Poletti? Ma come, quel “Decreto Poletti”, al secolo Jobs Act? Quello che ci dice di giocare a calcetto per trovare lavoro perché tanto il suo Decreto ci condanna alla precarietà a vita? Vabbè, andiamo oltre, si sa che noi italiani siamo sempre i peggio.
Numero due: Muriel Pénicaud, francese. Libertè egalitè eccetera, bella Muriè! Ovviamente a Torino in veste di Ministro del Lavoro sotto la Presidenza Macron (il neo-liberista che chiude le frontiere ai negri e che qui viene spacciato per nuovo faro della sinistra europea): Pénicaud arriva da esperienze private con “Business France” e soprattutto Gruppo Danone (basta consultare Wikipedia, non ho fatto grosse ricerche, lo confesso), uno dei tanti marchi multinazionali che in nome del profitto degli azionisti chiude gli stabilimenti meno produttivi e manda a casa i lavoratori. Un bel corto-circuito che ora sia lui a venirci a parlare di lavoro, non c’è che dire.
E si potrebbe proseguire semplicemente citando i Governi rappresentati, da quello statunitense di Trump a quello britannico di Theresa May, passando per la Merkel improvvisamente risvegliatasi in una Germania che vota l’estrema destra sull’onda del disagio economico (giusto per citare Paesi e politiche a noi più vicini e conosciuti).

Insomma, per quale motivo dovremmo accogliere di buon grado i Ministri di Governi, politiche e curriculum che in questi anni hanno propugnato quelle stesse politiche che ci hanno inchiodato alla povertà perenne? Per quale motivo la nostra generazione (quella dei presunti giovani e super-giovani dai venti ai quasi quaranta) dovrebbe stendere il tappeto rosso invitando i Gisette a visitare la splendida Torino?
Per quanto tempo ancora dovremmo illuderci delle scelte fatte per il bene comune, quando le politiche propugnate tendono inesorabilmente verso una polarizzazione che rende i ricchi sempre più ricchi e i poveri sempre più confinati in una povertà che risucchia al proprio interno la classe media che fu agiata (ed ora si riscopre “disagiata” secondo il saggio del momento di Ventura)?
Fanno sorridere, se non fossero tragici, tanto per citare un esempio casalingo, gli auspici di Carlo Messina, pro-console di Torin…ehm ehm Amministratore delegato Intesa, che su La Stampa di domenica, in vista del G7, suggerisce tra le diverse ricette vincenti “la dismissione di attivi pubblici. Se ho un patrimonio e mi servono delle risorse, prima di aumentare le tasse o tagliare gli investimenti, valuto gli immobili di proprietà pubblica che posso mettere sul mercato. Un patrimonio ingente di circa 300 miliardi di pertinenza delle amministrazioni locali. Possibile che non ne se ne trovi un terzo da dismettere con un vantaggio della collettività e dei futuri investimenti del Paese? Non abbiamo necessità di fare cassa, ma di alimentare lo sviluppo».
Visto, facile no? Svendiamo tutto quel poco di pubblico che ci rimane, usiamo il tema del debito come cappio perfetto cui vincolare le politiche di austerità (principali responsabili della sperequazione crescente dei nostri tempi), e via con le azioni a favore del mercato. Siamo certi che i nostri rappresentanti sapranno cogliere suggerimenti di questo tipo.

Già, perché comunque di qualche suggestione i “Nostri Sette” hanno bisogno, dato che l’auto-definizione di potenza economica comincia a scricchiolare: se già nel 2013-14 le economie del G7 rappresentavano il 44,7%, oggi quella quota è ulteriormente scesa al 39%. Ecco, diciamo che non è il G7 dei vostri fratelli maggiori, quelli che al G8 (gli stessi 7 più la Russia) di Genova nel 2001 (sottoscritto compreso) si trovavano perlomeno di fronte a “otto grandi ma grandi per davvero veramente” (e purtroppo anche i cittadini erano così numericamente superiori da spingere il New York Times a definire il popolo pacifista di quella fase storica come “la seconda potenza mondiale”).
Siamo al tramonto di un impero, che oggi sfrutta il corridoio di Diana della Reggia di Venaria per darsi un’aura di potere e prestigio che il tempo tenderà inevitabilmente a toglier loro.
Un lusso tra l’altro lautamente pagato con 45 milioni di euro pubblici destinati al finanziamento dell’ annualità di Presidenza italiana del G7: non male come investimento, subito rivenduto dai media mainstream come investimento sul territorio di destinazione con una retorica del ricadutismo al quale la nostra Città è ampiamente abituata. E vaccinata.

MANIFESTAZIONI E IL CONTROLLO DEL GRANDE FRATELLO
A meno che non si voglia far rientrare nelle ricadute sul territorio la sorveglianza H24 di elicotteri, camionette a ogni angolo del centro città (intendendo per città sia Torino che Venaria) e una distesa di telecamere da far impallidire qualsiasi visione distopica a mò di Big Brother. Un controllo a tappeto che si estende ai nostri confini, dove da parecchi giorni vengono impiegati “agenti in borghese specializzati in terrorismo ed eversione.
Se non fosse bastato “infondere paura come forma di controllo” (Cit. Linea77, gruppo torinese, a proposito del G8 Genova 2001: cosa volete di più?) ci pensano queste strutturazioni militaresche a trasmettere al cittadino un clima di insicurezza perpetua.
Quel che tutto ciò concretamente significa, ce lo spiega suo malgrado Luigi D’Alife, videomaker per lavoro e militante per passione, dalla sua pagina Facebook: “Circa 2 settimane fa sono stato contatto da un service per lavorare come operatore di ripresa video, ovvero il mio lavoro. Oggi e domani avrei dovuto fare delle riprese all'interno della Reggia di Venaria dove si svolge l'incontro del G7. I miei documenti d'identità sono stati inviati dall'azienda più di 7 giorni fa, così come richiesto. Questa mattina alle 8 mi sono presentato presso il centro accrediti per ritirare il mio badge, entrare e svolgere il mio lavoro. Ho così scoperto solo questa mattina che la richiesta era stata "Rejected" ovvero rifiutata dalla questura di Torino, in altre parole non potevo entrare, niente lavoro per me. La questura ha specificato che non sono tenuti a dare comunicazione preventiva né spiegazioni rispetto alle domande rifiutate.” Capito l’antifona, cari cittadini?

A “sfidare” gli inviti a starsene belli chiusi in casa e non disturbare il manovratore, ci ha pensato Reset G7 , una rete costruita nel corso dei mesi con un obiettivo tanto semplice quanto condivisibile:Noi non accettiamo la presenza di un evento simile nella nostra città e ancora di più non vogliamo accettare i falsi proclami fatti che usciranno da quel patetico consesso. Sentiamo la necessità di portare nelle strade un modello alternativo e contrario alle politiche di disuguaglianza sociale promosse dalla governance mondiale dei potenti della terra. Le giornate di fine settembre saranno l’occasione per ridare voce a tutti coloro che da anni subiscono gli attacchi alla sanità, ai luoghi della formazione, ai territori, ai diritti sul lavoro e all’autodeterminazione delle proprie vite. Vogliamo lanciare una mobilitazione larga, inclusiva e diffusa che si ponga l’obiettivo di riprendersi la città, creando spazi, momenti di discussione e azione nell’arco di tutte le giornate del G7.

I temi messi in evidenza sono i medesimi evidenziati da Sistema Torino dalla sua nascita: la disoccupazione, giovanile e non, endemica sul nostro territorio (da segnalare l ‘inaugurazione della Camera del Lavoro Autonomo e Precario (CLAP) venerdì 29 in Cavallerizza), l’emergenza casa che ha toccato un nuovo record nel 2016 (con il simpatico siparietto in Consiglio Comunale del “governante fino a ieri” PD che ne chiede conto all’attualmente governante, per ora senza grossi cambi di marcia, M5S), la scarsità di prospettive per gli studenti delle scuole superiori, per finire con il dramma della “gig economy” che permette di sfruttare i lavoratori comodamente da casa tramite una App che vi consegna il cibo a casa (qui un nostro vecchio approfondimento su Uber). Saranno tutti a Torino in questi giorni, riders studenti precari disoccupati e senza-casa, per esprimere il proprio dissenso verso politiche che tolgono diritti economico-sociali a fasce sempre più ampie di popolazione.
Nell’ immagine qui a fianco potete vedere l’elenco di manifestazioni al quale vi invitiamo a partecipare, con l’apogeo finale di sabato pomeriggio con partenza nel quartiere-simbolo delle Vallette (ove l’emergenza casa è particolarmente pressante) e conclusione a qualche centinaio di metri dalla Reggia di Venaria dove saranno riuniti a consesso i Ministri del Lavoro delle sette grandi potenze mondiali.
Di diverso tenore, ma di ugual segno di opposizione al Vertice è Proxima, il “festival del 99%” organizzato da Sinistra Italiana con lo slogan “Loro chiudono la Reggia, noi riapriamo la Città.” Una sei giorni di eventi e incontri con l’obiettivo di diffondere una conoscenza diversa e alternativa in relazione ai temi al centro del G7: innovazioni tecnologiche, l’industria 4.0, l’impatto del digitale sulle nostre vite verranno affrontati all’interno delle arcate dei per l’occasione riaperti Murazzi con ospiti politici d’eccezione. Se Yanis Varoufakis è facilmente pronosticabile come l’uomo immagine della sinistra altermondialista (giovedì sera ai Muri), vi consigliamo con particolar fervore la tavola rotonda di sabato 30 con la ricercatrice Marta Fana, che ha sputtanato Oskar Farinetti in una recente diretta televisiva (in perfetta scia con la nostra inchiesta sul Salone del Gusto del 2016) .

E LA SINDAKA KEFFFAAHHHHH?!1?

Particolarmente interessante (no, non è vero, non lo è affatto) è la copertura mediatica della stampa locale dell’esitazione morettiana della Sindaca Appendino in relazione alla partecipazione al vertice dei grandi: ultimo elemento di cronaca cittadina è stato il supposto viaggio della Prima Cittadina verso Madrid in compagnia di Patrizia Sandretto (dell’omonima potentissima e famosissima Fondazione culturale cittadina). «A scanso di equivoci, la sindaca lunedì mattina sarà a Madrid per un evento istituzionale mentre la sera, come già comunicato al ministro Calenda, sarà a Venaria per accogliere i ministri e le delegazioni del G7» dice un portavoce.

“Chissene papi!” esclamerebbe la piccola Sofi di fronte a una notizia che non scalfisce neanche lontanamente la sua vita: e come darle torto? Ci auguravamo che l’arrivo del Vertice sul Lavoro spostasse l’attenzione del dibattito verso i temi che ammorbano la quotidianità della maggior parte dei cittadini sabaudi, certamente più pressanti e incalzanti di un balletto istituzionale.
Una città che “subisce” uno svuotamento continuo di popolazione, solo parzialmente tamponato dall’arrivo di nuovi immigrati (sebbene anche questo trend sia in flessione): sarà per colpa del record negativo che deteniamo a partire dal 2014  del più alto tasso di disoccupazione giovanile del Centro Nord? O forse per la primazia nei procedimenti di sfratto, “fiore all’ occhiello” torinese nel 2012 e ritornato prepotentemente di moda nel 2016?  Sarebbe stato certamente più interessante per il tessuto cittadino un approfondimento di questi temi, in luogo della cronaca quotidiana su quanto sia bello l’Hotel Gramsci ove “CHIUNQUE può prendere il caffè” (SOB) o quanto siano necessarie le misure di sicurezza.

Non sono invece mancate le facili ricette esposte dal Ministro di turno in questi giorni: poteva forse mancare la trita e ritrita retorica sulle eccellenze cittadine? Ci pensa la Ministra Fedeli a incensare le scuole elitarie del sistema formativo torinese e la brillantezza dell’alternanza scuola/lavoro, ignorando il fatto che all’ ombra delle vette riservate alla borghesia sopravvivono scuole che cadono a pezzi e giovani che fanno fatica a trovare le indicazioni per la scala sociale (da dove si accede? L’ascensore è in funzione?).
Oppure abbiamo lo sherpa (in ogni articolo sul G7 che si rispetti compare almeno una volta questa definizione) del Ministro Calenda che dopo una mattinata di perlustrazione ha trovato l’impennata di ingegno che segnerà la svolta torinese: puntare solo sul turismo non basta! Bisogna far convivere turismo cultura e industria per poter sopravvivere. Come premio #graziealcazzo della settimana, offriamo in dono al nipote d’arte (ma guai a parlare di nepotismo italico) il nostro recente approfondimento su Mirafiori e su come i nostri illuminati governati decisero di convertire gran parte dello spazio in una location culturale.

Slogan spacciati per ricette prive di reale contenute, beffardamente propugnate attraverso il Grande Evento per eccellenza, che esprime perfettamente quella logica che ha conquistato le menti sabaude vent’anni fa (Do you remember Torino2006?) e che oggi impallidisce di fronti al crescente rifiuto dei mega-appuntamenti che non fanno altro che favorire ulteriormente la concentrazione di ricchezza nelle mani di quell’ ormai tristemente famoso uno per cento della Terra.

Bene, questo è il quadretto poco o per nulla edificante. Se avete avuto l’ardore di sopravvivere a 16.500 battute di approfondimento critico, potete considerarvi pronti per scendere in piazza e gridare forte la vostra opposizione ai Grandi della Terra: buone manifestazioni e, come dice il Gesù Cristo di John Niven, “fate i bravi”.