venerdì 26 febbraio 2016

Il libro nero delle Olimpiadi di Torino 2006 - intervista a Stefano Bertone

“Il Libro nero delle Olimpiadi di Torino 2006” è una lucida analisi della macchina organizzativa di grandi eventi come quelli olimpici, con un focus particolare su ciò che è successo a Torino. Un libro coraggioso, fatto di ricerche e denunce, in un contesto difficile, dove l’intera città e i suoi giornali avevano un approccio acritico nei confronti di questo grande evento.
Sistema Torino incontra l’Avvocato Stefano Bertone, uno degli autori del libro, per rivedere a distanza di anni quel che rimane oggi e ciò che è successo ieri.

Sono passati  dieci anni dall’uscita del vostro libro, un lavoro che oggi trova ulteriori conferme.
Per la maggior parte dei cittadini, influenzati da cosa hanno visto in città e letto sui giornali e visto su TG3 Piemonte, il ricordo di quei quindici giorni è largamente positivo, ora siamo famosi, siamo al centro del mondo, ecc. Purtroppo sono il prodotto di un omologazione dettata dai media, che fa dimenticare loro cosa è avvenuto nei 7 anni precedenti, a quale costo, e cosa è successo dopo. Noi oggi verifichiamo che è successo esattamente quel che preventivavamo dal 1997. E che a sua volta ci veniva insegnato dai fallimenti precedenti. Sia nella fase di candidatura che di realizzazione abbiamo lasciato tracce scritte nelle procedure amministrative, dando conto documentale e documentato di queste certezze e avvertendo che, sotto il profilo delle spese, si sarebbero potute profilare un giorno delle responsabilità contabili o penali per gli amministratori coinvolti.

Ciò che avete raccontato però è stato forzatamente relegato in un angolo, come spesso capita in questa città: anche la magistratura non si è mossa.
Il nostro sito è stato monitorato di continuo dalle forze di polizia, e noi siamo stati pedinati in occasione di alcune manifestazioni, per dire che la Procura di Torino sapeva esattamente cosa dicevamo e facevamo – ma in aggiunta abbiamo depositato esposti in magistratura, spiegando chiare ipotesi di reato, e nessun magistrato ci ha mai accolti o ricevuti. In una singola occasione un agente di PG senza alcun desiderio di fare domande approfondite mi ha sentito per sommarie informazioni, e stop. Alla fine, arreso, mi sono preso la soddisfazione almeno di inviare una copia del libro nero, per raccomandata, al procuratore Saluzzo, ora nuovo Procuratore Generale, che all’epoca coordinava quella materia. Come dire, non potete negare che vi avessimo informati. E tra le informazioni c’era quella che le sorti di una montagna di soldi pubblici venivano pilotate da un gruppo ristretto di persone di cui facevano parte… i rappresentanti delle stesse società private che ne avrebbero beneficiato qualche mese dopo e per numerosi anni!

Quindi non ci sono state inchieste su un evento di tale portata che iniziava già con una voragine nei conti?
Per principio non posso escludere che ci siano state inchieste penali o contabili importanti (qualche fatterello trascurabile è stato indagato), perché non ho accesso ai dati del registro generale della Procura, ma dal fatto che non se ne sia mai parlato deduco che sia così.
Questa è una carenza da parte della magistratura requirente torinese gravissima ed imperdonabile: le risorse, come sappiamo bene, ci sono sempre state e ci sono per indagare se si vuole, e qui non hanno voluto indagare, o processare. Certo che poi Chiamparino nelle interviste dice che si possono fare opere pubbliche “a posto” e cita Torino 2006, siccome non gli risulta che ci siano mai state inchieste al riguardo.
Per forza che può dirlo: è vero, le inchieste non ci sono mai state: ma capirete benissimo che questo non significa che non ci siano stati illeciti (ed infatti ne individuammo diversi), né esclude che vi siano stati reati!
Proprio l’inazione della magistratura nel caso Torino 2006 dimostra più in larga scala che non si misura cosa è giusto e cosa è sbagliato con le sentenze. Per me, oltre allo sperpero di denaro e ai danni ambientali, conta che si sia coinvolto il pubblico in un evento privato che portava e ancora porta con se retaggi dell’era nazista, che ha fatto sponsorizzare i momenti ‘culturali’ da un produttore di armi, che ha fatto entrare forzosamente nelle scuole la propaganda olimpica con tutti i suoi mega sponsor privati. Che non ha minimamente ricordato i morti nei cantieri.

Qualche recriminazione rispetto al vostro lavoro?
Senz’altro abbiamo esagerato: le risorse personali investite in Nolimpiadi! sono state ingenti. Per il resto, quel che dovevamo e potevamo fare l’abbiamo fatto, spero solo che il pubblico si mantenga indipendente nelle proprie opinioni, come fa con il TAV, e che legga sorridendo i vari articoli di stampa in cui oggi, diciannove anni dopo l’inizio del progetto di Torino 2006, si criticano i costi dei vari impianti inutilizzati.
Spero che si ricordino i nomi delle persone e delle società che hanno sponsorizzato e sposato tutto questo – i due giornali torinesi in prima linea - e che oggi parlandone sperano di essere visti come esecutori di una cronaca attenta: quelle cose noi le scrivevamo sul nostro sito, da loro lettissimo, già nel secolo scorso, e non le hanno mai riportate. Per fare un parallelo, è come se in ipotesi dovesse costruirsi il TAV Torino Lione e un giorno Fassino, o Esposito, o Bresso, o Ghigo, fate voi, si lamentassero per l’inutilizzo della linea.

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