lunedì 7 agosto 2017

"RIQUALIFICAZIONE" DI PORTA PALAZZO: DENTRO I TURISTI, FUORI I MERCATARI POVERI!

Una delle cartine di tornasole della crisi sistemica della nostra città è la passeggiata per il mercato di Porta Palazzo: la povertà che trasuda un'area esistente dal 1836 è lampante agli occhi di chiunque.
Un bel melting pot etnico di vecchie e nuove migrazioni, perfettamente integrate in un orizzonte colorato che affascina tanto i turisti quanto i torinesi che vanno a farci la spesa, un po' per tendenza radical chic (vedi giro a pagamento organizzato dal Salone del Gusto) un po' per esigenze economiche dati i prezzi bassi.

Tutto ciò però non basta: in particolar modo il mercato coperto del pesce vede una moria di banchi e rivenditori cui è difficile porre rimedio. Quasi la metà hanno definitivamente chiuso: qualcuno si è spostato in periferia, altri sono andati a fare i dipendenti di qualche ingrosso, i meno fortunati a ingrossare le fila dei disoccupati della città, giusto per mantenere qualcuno dei nostri prestigiosi record.

Bene, anzi male. Questo è il quadretto che ci troviamo di fronte. Qual è la risposta dell'immarcescibile Assessore Sacco? Le parole chiave ci sono: poveri, disoccupazione, periferie. Vai compagno pentastellato, fagli vedere chi sei!

Tranquilli, restate pure comodi sulla sedia, nessuna rivoluzione all'orizzonte: la soluzione proposta è sempre la stessa. RIQUALIFICARE, ovvero destinare l'area ai turisti, mentre i mass media incensano la scelta citando Barcellona (che fa figo e non impegna).

Quale l'obiettivo? Concedere l'area ai privati di modo che le diano una bella rinfrescata e la trasformino in quel che vogliono, sull' altare della logica del profitto privato. Ovviamente sono i turisti il mercato di riferimento più ghiotto.

In cambio "l' Amministrazione concederà in comodato d'uso l'area a questi investitori" dichiara a La Stampa Paola Virano, la Dirigente che condusse tutte "le magnifiche trasformazioni della città in sinergia pubblico-privato" insieme all' ex Assessore Lo Russo.
Tutto cambia affinché nulla cambi?
Quale la svolta pentastellata a riguardo?
Sarebbe stato davvero così difficile una "riqualificazione", una messa in ordine dell'area a vantaggio dei mercatari che il mercato e la crisi globale sta uccidendo?
Davvero si vuole asfaltare il passato popolare centenario di quest'area e sacrificarlo sull' altare del Dio Turismo?

La chicca finale dell'articolo è la citazione dell' esempio della Pescheria Gallina, come se chiunque potesse permettersi l'apertura da un giorno all'altro di un locale Slow Food.
E' una miopia condita da entusiasmo progressista che ci preoccupa, in primis perché sposta l'attenzione dalle vittime della crisi all' interesse per la riqualificazione di per sè della zona, indifferenti a quel che rimane abbandonato per strada.