venerdì 10 febbraio 2017

Pratiche virtuose di accoglienza migranti: intervista ad Enrico Tavan, assessore al comune di Avigliana.

Come molti di voi ricorderanno, i primi giorni di questo mese sono usciti diversi articoli a mezzo stampa a raccontare di un fantomatico “modello torino” nell’accoglienza migranti.
Approfondendo gli articoli si scopre che il modello di riferimento, per l’accoglienza dei migranti è valsusino, e non torinese… un modello semplice ma al contempo difficile da costruire, poiché necessita del dialogo tra diverse amministrazioni comunali (si registrano casi simili nella provincia di Vicenza).
Troppo spesso, infatti, i singoli comuni non fanno lavoro di squadra, guardando solamente al proprio orticello e cercando, magari, di “sbolognare” (come l’amministrazione di Goro, ad esempio) il servizio di accoglienza altrove.
Nel mese di giugno del 2016  in Valle di Susa, provincia di Torino, è partito un progetto innovativo di micro accoglienza di 112 richiedenti asilo che vede coinvolti direttamente - per la prima volta - gli enti locali nella progettazione e nella gestione, grazie a un accordo siglato tra la Prefettura di Torino e 20 comuni della Bassa Val di Susa.  Il progetto avrà scadenza a fine 2017 e per i Comuni aderenti non è previsto un investimento economico. A raccontare l’iniziativa è Enrico Tavan giovane assessore alle politiche sociali del Comune di Avigliana, ente promotore e capofila.

Come è nata questa iniziativa?
L’idea nasce nel 2013 quando alcuni comuni della zona hanno deciso di aderire a un progetto SPRAR. Dopo la positiva esperienza abbiamo pensato, insieme ad altri sindaci, di creare un modo sostenibile e diverso di accogliere queste persone. Come amministratori, proprio per il ruolo che ricopriamo, ci siamo chiesti: è meglio subire i processi o governarli? Abbiamo scelto quindi la seconda strada, cioè la  partecipazione attiva. Si è così iniziato un dialogo con la Prefettura che, capendo da subito la bontà del progetto, è stata molto disponibile a percorrere con noi questo cammino, diverso, basato su un attento percorso di accoglienza e integrazione piuttosto che sui numeri, proprio per avere una sostenibilità reale nei confronti dei beneficiari. Per i Comuni più numerosi si prevede l’accoglienza fino a un massimo di 12 persone.

Quali sono gli elementi innovativi?

Per la prima volta le amministrazioni locali saranno coinvolte. Di norma le prefetture emanano dei bandi per l’accoglienza riservati al Terzo Settore e agli albergatori. I migranti arrivano nei paesi ma i sindaci non sempre vengono informati. Questo può creare dei problemi, non solo perché il primo cittadino è responsabile della salute e dell’ordine pubblico, ma perché non coinvolgendo i cittadini il rischio è quello di far nascere tensioni e incomprensioni con gli abitanti. In più sono stati contingentati i numeri in modo tale da offrire un servizio migliore anche alle persone accolte che potranno essere seguite con maggiore attenzione.

Come è stato realizzato il bando e come verrà gestito il progetto?
Nella stesura del bando non si è puntato al massimo ribasso ma alla qualità. Infatti sono stati richiesti numerosi  servizi come il corso di italiano, le consulenze di psicologi e avvocati. Le persone saranno accolte in alloggi privati e non in strutture alberghiere, rendendo il progetto più efficace per i beneficiari che potranno così cercare una loro autonomia, creando i presupposti per una reale integrazione nel tessuto sociale dei paesi.  I richiedenti asilo non arriveranno tutti assieme ma, in accordo con la Prefettura, saranno inseriti un po’ per volta per poi entrare a regime entro un paio di mesi.
Tramite l’istituzione del “Tavolo di coordinamento per la micro accoglienza in Valle di Susa”, composto dalle amministrazioni aderenti al progetto con ente capofila il Comune di Avigliana si effettuerà il controllo diretto l’ATI che gestirà materialmente il progetto. I soldi non arriveranno più dalla prefettura direttamente alle cooperative, ma passerà dal comune capofila che, attraverso appunto il Tavolo, controllerà il buon andamento del progetto attraverso la rendicontazione dei servizi accessori, per poi passare all’erogazione.

Con quali modalità arriveranno le persone accolte?
I richiedenti asilo già attualmente presenti sul territorio saranno sistemati secondo i numeri previsti dall’accordo, si va da 12 posti per i comuni  più popolati (10.000 abitanti) ai 2 posti per quelli con 2.000 abitanti. Gli altri mingranti arriveranno nei paesi su segnalazione della Prefettura di Torino.
Quale è stata la motivazione e la spinta che ha portato a questo progetto?
“Per me personalmente dalla conoscenza di Domenico Lucano, Sindaco di Riace, inserito da Fortune tra le 50 personalità politiche più influenti del mondo. Un amministratore che da 10 anni dimostra come i migranti possano essere un punto di forza e una risorsa, perché ripopolano i comuni, mantenendo così servizi che con lo spopolamento andrebbero tagliati, come ad esempio le scuole.  E’ però vergognoso che una persona come lui venga scovata e valorizzata da una rivista straniera e non dai nostri politici.”

IL PROGETTO VINCITORE.

Nelle scorse settimane si è anche conclusa la gara di appalto per la gestione della micro accoglienza. Simona Sordo, responsabile del raggruppamento dell’ATI vincitrice del bando composta da Cooperativa Sociale ORSo, Cooperativa Sociale Frassati, Fondazione Talità, Cooperativa Sociale Amico e Commissione Sinodale per la Diaconia, racconta il progetto presentato: “è decisamente innovativo sotto diversi punti di vista e crediamo che per questo sia stato premiato. Innanzitutto per il partenariato di 5 cooperative che hanno esperienza di accoglienza, un forte radicamento sul territorio, e una capacità di attivare numerose reti sul territorio, poi per la gestione tramite èquipe territoriali e la modalità di approccio alla persona”.

L'idea  alla base del progetto è  stata quella di creare due centri servizi di accoglienza diffusa, dislocati in media e in bassa valle, dove verranno forniti la maggior parte dei servizi previsti vale a dire la consegna del pocket money, i contributi per cibo e igiene, la tutela socio sanitaria e legale, la mediazione culturale e infine l’orientamento e la formazione. I richiedenti asilo dovranno quindi spostarsi per ricevere i servizi capovolgendo quindi il concetto classico di erogazione singola sul posto. “Abbiamo fatto questa scelta per diversi motivi; da una parte questo è un tentativo di superare l’assistenzialismo al fine di stimolare il movimento nel territorio e l’autonomia relativa degli utenti. Questo non vuol dire che i ragazzi non vengano seguiti, anzi. Il personale, organizzato in equipe territoriali, dopo una valutazione iniziale della situazione supporterà gli utenti in questo percorso”.
I beneficiari ospiti del progetto inoltre frequentano  corsi di lingua italiana almeno 2 volte alla settimana sempre all’interno dei centri servizi oltre a seguire le lezioni del Centro Per l'Istruzione Adulti (CPIA) per i corsi base di lingua italiana e per il conseguimento della licenza di scuola secondaria di 1° grado.  Il progetto che ha preso avvio in Valle di Susa è il frutto di un percorso di dialogo tra le istituzioni e di presa di responsabilità di un fenomeno ineluttabile, tanto che nelle ultime settimane sono stati invitati in altre provincie italiane per raccontare l’esperienza.
A distanza di 6 mesi dalla partenza del progetto sono state accolte 88 persone e sono state regolarmente affittate 26 unità abitative in 18 Comuni dei 20 Comuni aderenti al protocollo. Il personale stabilmente impiegato per la gestione dell'accoglienza dalle cooperative che compongono l'ATI è di circa 30 unità fra operatori dell'accoglienza, legali, assistenti sociali e sanitari, mediatori ed interpreti, amministrativi ed operai manutentori . In tutti i Comuni inoltre sono state attivate attività d'inclusione sociale utilizzando come strumenti il volontariato civico e le attività culturali e sportive.
Molto soddisfatto è anche il Sindaco di Avigliana, Angelo Patrizio: “I cittadini devono capire che l’accoglienza dei migranti è un tema strategico per tutti, al di là di come la si pensi. Non si può eludere: la pressione alle frontiere è enorme. E’ quindi nostro compito affrontare la questione gestendola al meglio, sia dal punto di vista economico sia sensibilizzando i cittadini. Il progetto che si sta realizzando in Val di Susa è un piccolo passo e di fronte ai grandi numeri può sembrare una piccola goccia in mezzo al mare, ma crediamo sia una strada da percorrere, una strada umana. Non a caso molti altri comuni stanno cercando di realizzare qualcosa di simile.


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