lunedì 23 gennaio 2017

ASSEMBLEA PUBBLICA 21 GENNAIO: È GIUNTA L’ ORA DELLA DISCONTINUITÀ

“Se vuoi ti do il foglietto con le domande scritte, me le sono segnate” dice Luciano, che vive nelle “occupazioni cosiddette illegali”, alla consigliera Deborah Montalbano che, con agenda piena di fogli e biglietti del bus che cascano ovunque, cerca di rispondere alle preoccupazioni delle persone senza casa che hanno affollato la partecipatissima assemblea pubblica di sabato (circa trecento persone all’apertura). Forse è questo il momento topico del pomeriggio, più degli interventi, con tutto il massimo rispetto per entrambi, di Emilio Soave e di Guido Montanari, sempre molto bravo ad ergersi a parafulmine della Amministrazione.
Diciotto pagine di appunti sul quaderno rosso e quattro ore di assemblea sono difficilmente riassumibili in poche righe, ma in ossequi all “housing first” sembra doveroso partire da qui: sono tanti gli occupanti che prendono parola, da Claudia dei “figli di Miccichè” a Micaela passando per Thomas, dalla Falchera alle Vallette-Lucento a Borgo San Paolo vivendo le stesse preoccupazioni quotidiane. I figli che rischiano la scuola se la famiglia viene sgomberata, la diffidenza del quartiere e l’assenza di risposte dai servizi sociali. Quali sono le richieste scritte su quel foglietto? Vogliono la moratoria degli sfratti e degli sgomberi, il censimento dell’edilizia pubblica e privata sfitta e vuota, il riesame dei criteri dell’assegnazione delle case popolari, lo stop immediato agli art.610 (lo sfratto senza preavviso), ed il superamento dell’articolo 5 del decreto Lupi (che stabilisce come “chiunque occupa abusivamente un immobile senza titolo non può chiedere la residenza né l’allacciamento a pubblici servizi in relazione all’immobile medesimo e gli atti emessi in violazione di tale divieto sono nulli a tutti gli effetti di legge.”). Vi è una sorta di disperazione mista a disillusione negli occhi di chi pone gli interrogativi, conditi da una volontà, ridotta al lumicino, di credere che qualcosa possa effettivamente cambiare: è a questo spiraglio che si appiglia forse la Consigliera Montalbano che prova a rispondere nel merito.
Il censimento delle case è in fase di ultimazione, all’interno della CEA (Commissione per l'Emergenza Abitativa) si studia il riesame dei criteri per l’assegnazione delle case popolari, oltre a tentare delle strade concertate con la Regione sull’articolo 3 in tema di sfratti. Anche sul 610 bis l’unica risposta possibile della Consigliera è accennare a “lavori in corso” nel Movimento per contrastarlo, sebbene si tratti di un’azione di iniziativa della Prefettura e non del Comune.
È un confronto duro ma leale, all’interno del quale i cittadini danno del tu a Deborah, si sentono sullo stesso piano d’azione e di valori, pungolano senza pietà con l’ambizione di stimolare uno scatto d’orgoglio dal gruppo consiliare sembrato troppo cauto in questi primi sei mesi.
Sei mesi che Emilio Soave, rappresentante storico di Pro Natura, definisce “semestre nero” a causa dell’eccessivo utilizzo degli oneri di urbanizzazione derivanti dall’apertura di nuovi supermercati: 19 milioni sono arrivati dall’area Westinghouse, la stessa cifra che il Comune ha destinato alle Fondazioni culturali, secondo un modello di sviluppo cittadino in eccessiva continuità con la precedente Amministrazione. L’Assessore Montanari veste i panni del pompiere paventando il rischio commissariamento nel caso di scivoloni sulla chiusura del bilancio 2016, è cosciente di aver autorizzato più centri commerciali di quanto avrebbe voluto e di quanto avevano promesso, ed afferma che il Movimento è l’unica forza che può soddisfare le aspettative delle persone: il brusio di fondo del popolo in ascolto dice più di parecchi interventi successivi.

La sensazione generale è che gli ascoltatori siano semplicemente stufi di sentir parlare di eredità scomode dalla precedente amministrazione e di impossibilità di cambiare rotta nel breve termine: le parole ora stanno a zero, la campagna elettorale è finita come fa notare in modo sarcastico Daniele dei SI COBAS. Vi è un bisogno generale di azioni concrete immediate, dalla casa al lavoro che manca (perché non fare un tavolo occupazionale con la Regione?), di segnali di discontinuità reale.
Il rimprovero generale urlato al microfono da più parti è quello di non aver avuto abbastanza coraggio, di non aver buttato il cuore oltre l’ostacolo, di non aver forzato la mano sulle regole pur di aiutare quelle periferie umane ed urbane che hanno permesso a questa Giunta di insediarsi.
I temi sul tavolo sono parecchi e tutti molto caldi: dall’acqua pubblica (SMAT deve essere trasformata in Azienda Speciale Consortile è l’imperativo di Emanuela) allo stop al consumo del suolo fino alla penuria di residenze universitarie a basso costo reclamata da Margherita degli Studenti Indipendenti.

La fa ovviamente da padrone la questione ZOOM al Parco Michelotti: “dovevate bloccarlo! Trattate i temi come la vecchia politica” è la ferita inferta ai pentastellati in un accalorato discorso di un attivista che non si capacita del fatto che la Giunta abbia preso per buono il parere secondo il quale si sarebbero rischiati 70 milioni di risarcimento alla società privata in caso di annullamento dell’assegnazione. Perché non si è fatto ricorso al Consiglio di Stato? Insomma, la riapertura delle gabbie di animali a ridosso del centro è in palese contrasto con il programma presentato dal Movimento 5 Stelle, e sono davvero in tanti ad essere “incazzati, veramente incazzati” per questo.
Chiude il giro con cinque minuti intensi Eleonora Artesio, che avrebbe meritato più attenzione (e minuti) da parte di tutti, anche dai membri del suo Partito che l’hanno lasciata inspiegabilmente s
ola. Compagni, qui c’era il popolo che lotta e che soffre: voi dove eravate? La sua conoscenza delle questioni sociali è un bagaglio importante in Consiglio, chissà che non vi possa essere anche un suo contributo nelle risposte future alle domande di cui sopra.
È proprio la consigliera di minoranza a riprendere il tema del bilancio con una proposta interessante: l’audit non va fatto dai commercialisti ma dai politici. Servono atti simbolici che mettano finalmente in discussione il pareggio di bilancio (che dopo la sentenza Abruzzo sta cominciando a scricchiolare). Suo anche l’input sui servizi sociali che devono restare pubblici e non finanziati e sostenuti dalle fondazioni bancarie.

È questo il nocciolo del botta e risposta finali, con seconda replica degli Amministratori e conseguente chiusura di Manuel a nome di tutti i comitati organizzatori dell’assemblea pubblica: se il bilancio è l’alibi che l’Amministrazione offre, è giunta l’ora di andare oltre e chiedere la rinegoziazione del debito complessivo in capo alla Città. Bisogna fare fronte comune per rendersi più forti di banche e fondazioni relative che continuano a governare la città: è l’unica via per rimettere al centro dell’attenzione gli interessi ed i bisogni dei cittadini a discapito delle lobby (Il Sistema Torino esiste e resiste insieme a noi).
La prossima tappa è il bilancio previsionale 2017, che dovrà essere presentato entro fine marzo: i comitati hanno chiesto a gran voce quella partecipazione tanto decantata in campagna elettorale. “Abbiamo contribuito al programma, speravamo di poter partecipare anche alla sua attuazione”: la richiesta esplicita è il coinvolgimento reale e pressoché immediato alle scelte che comporranno il bilancio di quest’anno. Un capovolgimento delle prassi, una condivisione preventiva e non successiva alla sua approvazione, una discussione serrata e concreta con i cittadini: la palla è ora in mano all’ Amministrazione, non esistono scorciatoie a quanto richiesto. Vediamo come daranno seguito alle promesse di confronto attivo fatte in questo curioso sabato pomeriggio.

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