venerdì 1 aprile 2016

Colapesce incatenato: il referendum visto dal mare

di Ciro D'Oriano, da 17/4
Il 17 aprile in tutti i Comuni di tutte le Regioni d'Italia, tutti i cittadini aventi diritto sono chiamati a votare per il Referendum contro le trivellazioni in mare entro le 12 miglia dalle coste per l'estrazione di petrolio e metano. 
Votare SI comporterà l'eliminazione della norma che consente, alle compagnie attualmente titolari di concessioni,  di ottenere, alla loro scadenza, ulteriori proroghe. Votando NO  le concessioni potranno invece essere rinnovate fino al completo esaurimento dei giacimenti. 
Il referendum si propone come uno stop alle politiche energetiche nazionali basate sui combustibili fossili, inquinanti e in quanto tali dannosi per l'ambiente e la salute. Politiche ancora recentemente perseguite dal Governo italiano attraverso le norme del decreto Sblocca Italia, grazie alle quali sono stati avvantaggiati i produttori di petrolio e metano a discapito della qualità di vita dei cittadini italiani.
Ricordandovi che il referendum é uno strumento democratico per dare voce diretta alla volontà dei cittadini medesimi e che il patrimonio ambientale é tutelato dall'art. 9 della nostra Costituzione, divulghiamo l'appello dei pesci. Il 17 aprile andate a votare, votate SI, fatelo per voi e anche per il mare! 


Più di cento trivelle in mezzo al mare di cui novantadue a dodici miglia dalla costa si possono ammirare. “Che schifezza - pensò Colapesce - sai quanta munnezza da quei pozzi fuoriesce? Preferirei strozzarmi con una rezza  piuttosto che soffocare d’amarezza”. 

Era il 2016, s’era al principio del mese d’aprile, la primavera in mare era sbocciata ma la comunità marina sembrava molto preoccupata. Qua e là nei Comuni, sulla terra, si preparavan le elezioni e solo pochissimi parlavano di trivellazioni: gli attivisti dell'ambiente e i pesci naturalmente. 

Qualche Regione da pochi mesi aveva lanciato una consultazione, ma dei quesiti presentati ben cinque erano stati bocciati. Se n’era salvato uno solamente ma anche uno poteva smuovere la gente! In Italia si seguitava alla solita maniera tra scarsa informazione e invito all’astensione. Un segnale doveva esser lanciato: che la sovranità del mare è popolare, che nessun privato dev’essere agevolato, che l’energia fossile è cosa vecchia - ché nel mare nero mica ci si specchia -, e che l’energia rinnovabile è la direzione. Andare al voto era la soluzione!

Mentre pensava, nuotando distratto Colapesce si ritrovò, tutt' a un tratto, fra un esercito di pesci e creature marine. La riunione clandestina era stata chiamata dalla brigata corallina, in quel momento il pesce tenente raccontava incandescente:

“Il Partito della Nazione, l’altro giorno, mentre in Italia si faceva colazione, ha detto a tutta la popolazione <<Del referendum c’importa ‘na sega, 'un c’andate a vota’ che ve ne frega! Oh che vù c'andate a fa’? Tanto noi ‘un si cambia un bel niente. Occhè al governo ci state voi? Oh vù volete decide pe’ noi?!>> Ha detto così, capite? Qua ci vuole la dinamite!” 

Il pesce tenente continuò a dire: "Il partito di maggioranza dice che il referendum non è sul mare né sull’ambiente, che non c’è d’inquinante proprio un bel niente, riguarda quattro petrolieri, cinque geologi, sei o sette banchieri. Li chiama poveri lavoratori! Dice che chi va a votare li va a far licenziare. Gioca sporco quel fiorentino, bisognerebbe mettergli il bavaglino! Dice che dal referendum bisogna astenersi, stare zitti e non immischiarsi! Ma intanto zitto zitto il partito del Governo ha fatto un giochetto dall’interno, trecento milioni di quattrini pur di non far votare i cittadini; scorporare il referendum dalle elezioni, scongiurare la partecipazione e far andare a vuoto la consultazione”.

Così raccontava il pesce tenente difronte ai pesci pronti ad armarsi.

Colapesce incredulo ascoltava “Che cos’era quell’esercito? Pesci armati? Pesci pirati? Volevano conquistare le piattaforme? Fare un atto di terrore?” S’era seduto ad ascoltare per capire dove volevano andare a parare. Accanto a lui c’era la brigata delle balene, poi la brigata polipetti e a seguire quella delle sirene. Tutti pronti a imbracciare il fucile o a compiere un atto brutto e incivile.
Allora un polipo prese parola, aveva tentacoli rosa e viola: “Dodici miglia dalla costa è proprio sopra casa nostra! Son cinquant’anni che fanno buchi e ancora ci dicono di stare muti? Bisogna intervenire far saltare le piattaforme, non lasciarne neanche le orme!”

Colapesce ascoltava con attenzione e pensava: “Questi organizzano un insurrezione! Dovrei arruolarmi? Usare anch’io le armi?! Io combatto la violenza ero nel comitato contro la lenza, ho difeso i diritti delle patelle, posso mica mettermi a far saltare le trivelle?!” 

Intervenne proprio allora la bella Alice della brigata pesce felice: “Cari compagni avete ragione ma inutile usare la violenza per fare resistenza, far saltare le trivelle costerebbe anche ai pesci cara la pelle”

Coalpesce tirò un sospiro mentre Alice continuava:
“L’unica cosa sensata da fare è portare gli italiani a votare, questo e nient’altro ci potrà salvare!”
Colapesce rimase stregato, si sentiva tutto rintronato – non si sarà mica innamorato? -

Intervenne allora il pesce tenente: “Certo con la dinamite si sacrificano un sacco di vite, ma come possiamo noi, dal fondo del mare portare la gente sulla terra a votare?”

Cola, appena rinvenuto, si fece forza, e non restò più muto: “Alice ha ragione – disse mascherando il rossore - far saltare le piattaforme genererebbe un danno enorme! Per i pesci e gli esseri dei fondali non ha alcun senso esser causa dei propri mali. Io sono Cola, mi presento, son nato uomo ma morirò contento, in pesce mi sono trasformato perché l’umanità mi aveva stufato. Vivo in mare da molti anni, ne conosco bellezza, segreti e malanni. Non ho fiducia nella gente ma provare non ci costa un bel niente”. 

Cola disse continuando: “Io so parlare alla persone, ho sangue di pesce ma cuore umano e parlo l’italiano; posso farmi ambasciatore, incatenarmi se necessario e fermare il devasto gas-oleario!”

Tutti i pesci stavano attenti, con la lingua fuori dai denti “Colapesce s’incatena!” Disse dal fondo una sirena. E piano piano la notizia passò da tizio a tizia, finché alla fine l’esercito del mare accolse con gioia la proposta e spedì Cola di fronte alla costa. 

I pesci si misero a lavoro: da piattaforma a piattaforma venne steso uno striscione, Colapesce con la catena dominava tutta la scena. Vennero accesi tutti i fari chiamando a raccolta gli dei di mari. Per ore ed ore non successe niente, poi iniziò ad arrivare la gente. Videro Cola incatenato e chiesero “Cola? Sei tu? Che è stato?” Colapesce stava in silenzio, senza parola proferire lasciando al cartello quanto aveva da dire: 

Il mare è di tutti e non si trivella
Vai a votare per un’Italia più bella.
Lo chiedono i pesci dal fondo del mare: 
le trivelle solo tu le puoi fermare!

Per giorni e giorni Cola stette con le pinne strette strette, attaccato a una trivella pensando ad Alice, la sua bella. Quando il messaggio fu arrivato dall’altra parte dello Stato, tutte le genti vennero a mare per ascoltare il saggio parlare. Allora Cola si fece coraggio e parlò col loro linguaggio: 

“Ascoltate questo messaggio - urlò il pesce di fronte all’arrembaggio - Cari italiani, cari terrestri voi di diritti siete maestri noi pesci non votiamo ma per il mare ci incateniamo! Prendete la tessera elettorale e il 17 aprile andate a votare. Le concessioni fate scadere chè solo voi ne avete il potere! Noi siamo pesci esseri del mare il disastro non lo possiamo evitare; voi avete la costituzione e potete rispondere alla consultazione. 

Salvate il mare dalle trivelle, usate animo ribelle!

Salvate i pesci! Salvate il paesaggio! Fermatelo voi quest’oltraggio!
Le rinnovabili sono il futuro, mentre il petrolio è come cianuro.
Rispettare l’ambiente è l’unica cosa intelligente!
Investite in ricerca e innovazione: è questa l’unica soluzione!”

Colapesce parlava all’Italia con la sua voce, che si sa ammalia, parlava con la solita allegria di chi vive nel mondo della fantasia. Ognuno ascoltava con attenzione pensando:“Diamine se ha ragione, noi c’abbiamo la Costituzione, mentre i pesci poveretti non posson votare né essere eletti! Io il 17 vado a votare e lo faccio per il mare”. 

Questa storia non è finita, si aspetta l’esito della partita. Colapesce non lo sa, se il 17 aprile il SI vincerà, ma ha fatto quello che poteva parlando in rima all’Italia intera. 

Ora sta a noi scrivere il finale e speriamo che sia fenomenale!
(di Chiara Vesce)



Per l’utilizzo dell’immagine ringraziamo l’autore, Ciro D’Oriano e 17/4 per il consenso alla diffusione e il lavoro di coinvolgimento e informazione che sta portando avanti.
17/4 è un progetto nato in occasione del Referendum No Triv allo scopo di creare una coscienza critica collettiva nei confronti della responsabilità referendaria, in particolar modo rispetto all’imminenza del 17 aprile 2016. Attraverso il coinvolgimento dal basso dei cittadini, 17/4 si propone di fungere da stimolo per le coscienze, fornendo ad ognuno i mezzi necessari per prendere una decisione consapevole su un’occasione rara come quella offerta dal Referendum, occasione in cui la democrazia e le sorti del paese sono affidate ai cittadini. 

Per informazioni più approfondite sul referendum del 17 aprile, contro le trivellazioni entro le 12 miglia dalla costa e per una nuova politica energetica basata sulle energie pulite e rinnovabili, si può consultare il sito del Coordinamento Nazionale No Trivhttp://www.notriv.com/

Per gli altri racconti di Colapesce: 
http://sistematorino.blogspot.it/search/label/Colapesce




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