giovedì 6 agosto 2015

Compagnia di San Paolo: si rispettino le regole (scritte) nelle nomine

La folle privatizzazione del sistema bancario sta per essere completata.
La Compagnia di San Paolo, tra poche settimane, dovrà cedere ulteriori quote del suo patrimonio e, con ogni probabilità, perderà il primato nella composizione societaria di Intesa Sanpaolo, il primo gruppo bancario italiano.
Al primo posto salirà l'hedge fund "Black Rock". Sistema Torino ha già scritto e commentato ampiamente questo ulteriore volto alla dilapidazione completa del patrimonio pubblico italiano.
La Compagnia, anche se indebolita, rimarrà comunque l'unico potere forte torinese.
Il Sindaco di Torino e l'intero Consiglio Comunale non hanno un'oncia del potere del Presidente e del Consiglio Generale della Compagnia.
Perché la Compagnia, di fatto, fa il bello e il cattivo tempo di tutte le politiche sociali e culturali della città.
E' l'unica che può farlo, perché ha a disposizione le risorse provenienti dalla banca madre, Intesa Sanpaolo: risorse non infinite ovviamente, ma molto sostanziose.
Sistema Torino da tempo analizza l'intreccio perverso tra istituzioni debitrici strozzate dagli istituti di credito che però fanno l'elemosina attraverso le fondazioni bancarie.
Ma questo è un altro discorso, mettiamolo da parte.
Senza i soldi della Compagnia a Torino non esisterebbero molte delle politiche di welfare che rendono questa città civile, né buona parte dell'offerta culturale.
Lo Stato si sta ritirando da tutto, taglia tutto, rimane, come si diceva, l'elemosina delle fondazioni.
E' uno schema religioso, di chiara impronta cattolica.
Ovviamente questi finanziamenti, soprattutto quelli per i grandi eventi culturali e turistici, finiscono di fatto per finanziare la campagna elettorale permanente della maggioranza politica torinese, che si bea quindi di attività pagate con soldi della Compagnia o delle aziende partecipate dal Comune.
Circolano sempre più insistenti le voci che i vertici della Compagnia di San Paolo possano essere rinnovati a breve, un anno prima della naturale scadenza prevista dopo le elezioni comunali del 2016. Se così fosse, il sindaco di Torino, Fassino, verrebbe quindi chiamato a fornire l'indicazione per la nomina del Presidente.
Ciò significherebbe che questa figura, proposta da un sindaco ormai al termine del suo mandato, resterebbe nel cuore del potere cittadino anche qualora, e noi lo speriamo, Fassino non fosse più sindaco dopo le prossime elezioni amministrative.
Domanda: se quindi fosse eletto a sindaco, appunto, un candidato differente da Fassino?
Se vincesse un candidato che ha come primo punto del programma elettorale la ristrutturazione del debito della Città di Torino proprio con Intesa Sanpaolo, di cui, come si diceva, la Compagnia è (era?) primo azionista?
Se vincesse un candidato sindaco che vuole fermare il carrozzone dei grandi eventi e avesse politiche culturali diverse? Che non vuole vendere la Cavallerizza Reale? Contrario alla partecipazione delle fondazioni nella Cassa Depositi e Prestiti?
Accogliamo quindi l'appello di Ugo Mattei che chiede il mantenimento dello status quo nella composizione dei vertici della Compagnia di San Paolo fino all'elezione del prossimo nuovo Sindaco di Torino, rispettando la scadenza naturale prevista statutariamente.

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