venerdì 3 luglio 2015

Quando lo sfratto è dietro l'angolo


Camminando per le strade della città, s'incontrano qui e là persone che dormono sui marciapiedi. Ricordo che una volta, da bambina, stupita dalla cosa, chiesi a mia madre perché quelle persone dormissero così, buttate lì, per la strada. Lei mi rispose che purtroppo non avevano una casa.

Per tanti anni, durante l'infanzia, pensai che io non avrei mai voluto dormire in mezzo a una strada. E ricordo ancora oggi con quanta gioia quella notte m'infilai sotto le coperte, felice di andare a dormire nel mio letto. Una cosa strana, perché ero solita, invece, fare storie.
Oggi ho trent'anni e ancora adesso ogni volta che rientro a casa incontro due o tre persone che passano la notte in strada, persone che noi chiamiamo "senza tetto". Adesso però la domanda che mi faccio è un'altra: quale differenza c'è tra me e loro? Io che a stento ho un reddito, che se dovessi camminare sulle mie gambe da sola non ce la potrei fare.
Penso che il nocciolo di ciò che ci distingue sia la fortuna, tramite cui la vita ci dà o ci toglie.
Io ne ho molta, perché la mia famiglia mi sostiene e aiuta a fare ciò che desidero, nel limite del possibile. La chiave sta tutta in quello: se non ci fosse lei, la famiglia, anche io a quest'ora sarei una senza tetto. E non provo vergogna alcuna a dirlo, perché è un semplice dato di fatto.
Il mondo in cui viviamo è esplicitamente spietato. Se qualcosa va storto, è un attimo perdere il lavoro, non potersi più permettere di pagare l'affitto o il mutuo e ritrovarsi alle interminabili code dello Sportello abitativo del Comune. Che a Torino pare funzioni parecchio male, ma lo stesso accade anche a Milano, Genova, Firenze, Roma, Napoli, Palermo e in tante altre città.
Insomma in quest'Italia pare non ci sia spazio per chi incontra difficoltà sul proprio cammino.
A rincarare la dose ci si mettono poi il Governo Renzi e la politica degli sfratti, che viene applicata come fosse il verbo.
A Torino sono più di 75.000 gli appartamenti vuoti, più di 4.500 le famiglie che nell'ultimo anno sono rimaste senza casa. E ogni settimana il tribunale mette all'asta circa 300 appartamenti alcuni dei quali partono da una base d'asta di un valore minimo (ridicolo?) di 5.000 euro: possibile? Da questo punto di vista la Torino città del grande evento è il peggior esempio in Italia come qualità di cura e tutela dei propri cittadini.
Questi sono dati che nessun sindaco che si ricandida sventolerà mai durante la  campagna elettorale, ancor meno uno come Piero Fassino che regge il gioco renziano in maniera esemplare.
Per cercare di dare una possibilità concreta a tutte queste famiglie in emergenza abitativa ci sono gli sportelli "non autorizzati", come il Prendocasa del Centro Sociale Askatasuna ad esempio, il quale di recente ha occupato, con più di 30 nuclei famigliari composti da genitori e figli (molti di loro davvero piccini),  uno stabile in via Bardonecchia 151 ridenominato Spazio Popolare Neruda.
Ma non si tratta di un edificio qualunque. Lo stabile è stato di proprietà del Comune di Torino fino al 2013, quando l'ente ha deciso di venderlo alla Cassa Depositi e Prestiti, società per azioni finanziaria partecipata dallo Stato all’80% la quale a sua volta lo ha messo in vendita, con ben tre aste pubbliche andate però deserte. Ora l'immobile è vuoto da ormai qualche anno e in preda agli evidenti inizi di decadenza strutturale. Si presenta dinnanzi ai nostri occhi quindi l’ennesima speculazione, nonché l’ennesima immensa contraddizione:  da un lato gli stabili sono vuoti e dall’altro ci sono persone senza casa.
Le famiglie che ora vivono in via Bardonecchia 151, dopo un lungo percorso ricco di sfortune e disperazioni, hanno di nuovo un posto in cui poter riprovare a sorridere, riposare e  fare nuovi progetti.
C'è chi dice che l'uomo senza progetti muore. Com'è possibile, mi chiedo io, infatti, progettare se si è costretti a dormire in un'auto o per strada?
La vita però non è solo fatta di fortuna o di sfortuna, ma anche di possibilità negate: e oggi, nel 2015, ci troviamo di fronte a un neoliberismo sfrenato che indebolisce sempre di più chi già è  debole e  rafforza e arricchisce chi invece ha davanti a sé molte possibilità di sviluppo personale.
Così nella nostra città, in questi giorni, sulla vita di quelle famiglie che allo Spazio Popolare Neruda con fatica hanno trovato un posto in cui ricominciare a immaginare un futuro, pende la minaccia di uno sgombero ventilato dalla Prefettura. Con quale pretesto poi: la mancanza, nella struttura, dell'acqua, un bene comune basilare ma negato a chi già non possiede nulla.
E' dunque questa la politica cittadina cui ci troviamo di fronte, fatta da volti che si nascondono dietro a un dito: e spingere per uno sgombero con un pretesto del genere anziché farsi carico del fatto oggettivo che queste famiglie necessitano di una casa in cui vivere, è un atto volgare.
Così la ruota riprende a girare, per cui chi già non ha nulla poi si ritrova nuovamente senza un tetto e senza prospettive.
Ultimamente mi domando in che modo si può contribuire per cercare di fermare tutto questo e chissà che qualcuno di voi possa sentire sue le mie parole. So che ogni giorno si può andare allo Spazio Popolare Neruda per svolgere delle attività che aiutino quelle famiglie, so che si può lottare contro questa amministrazione comunale e contro questo Stato che si approccia alle persone come fossero oggetti. E francamente penso che siano gli unici strumenti vivi che tengano alto il livello di auto-determinazione, che deve essere tale come contrapposizione all'austerity che ogni giorno, sempre più totalizzante, si para dinnanzi alle classi più povere.
Sabato 4 luglio pomeriggio, alle ore 17.00, è stata indetta una manifestazione che percorrerà le vie del quartiere Pozzo Strada, per dare voce alle famiglie che già vivono in via Bardonecchia 151 e anche a tutte le altre che ogni giorno sono vittime di sfratti.
Essere presenti a questo appuntamento, anche se si possiede una casa, è un gesto di responsabilità importante e spero che come me ci sarete anche voi perché la casa è un diritto fondamentale.
Roberta Bonetto


Comunicato dello Sportello Prendocasa  
Pochi giorni fa avevamo dato notizia della nuova occupazione di uno stabile in via Bardonecchia 151 a Torino, che da spazio abbandonato da tempo è diventato una casa per decine di famiglie sotto sfratto o in difficoltà economiche. In questi giorni sono iniziati i lavori di ristrutturazione per renderlo abitabile, nell’ormai consueto silenzio assordante delle istituzioni che in una delle città col più alto numero di sfratti annuali continua a nascondere la testa sotto la sabbia e a mandare avanti la forza pubblica invece che prendersi le proprie responsabilità di fronte a un’emergenza abitativa dilagante. 
È infatti notizia delle ultime ore che la Prefettura di Torino starebbe procedendo per autorizzare e organizzare lo sgombero della palazzina con la scusa della mancanza di acqua corrente, rimettendo così per strada decine di famiglie, molte delle quali con bambini piccoli. Una decisione inaccettabile e irresponsabile di fronte alla quale le famiglie occupanti, assieme allo Sportello Prendocasa, hanno già annunciato di volersi opporre.
Una decisione che puzza inoltre di speculazione, poiché è noto che il Comune di Torino, per coprire i disastrosi buchi di bilancio, ha intenzione di procedere a una nuova ondata di vendita e cartolarizzazioni di stabili di sua proprietà alla Cassa Deposito e Prestiti, che detiene tra gli altri anche l’edificio occupato di via Bardonecchia. 
Per opporsi allo sgombero gli/le occupanti invitano ad attraversare e conoscere lo spazio e portare solidarietà. Da domani si apriranno tre giornate di iniziative che culmineranno in un corteo per le vie del quartiere sabato 4 luglio, con appuntamento alle 17 davanti allo spazio popolare Neruda – Pozzo Strada.
Per maggiori informazioni rimandiamo alla pagina dell’occupazione, mentre per chi volesse sostenere lo spazio servono materassi e materiale per la cucina. Basta sfratti, basta sgomberi! Difendiamo lo Spazio Popolare Neruda, casa per tutti/e!


Spazio Popolare Neruda su Facebook

                                                                                                 

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