venerdì 12 giugno 2015

EXPORTO 2022 – L’ORATORIO TECNOLOGICO

A una settimana dalla prima lettura in pubblico del testo di EXPORTO 2022, vi proponiamo qualche riflessione sugli aspetti artistici e sullo stato di avanzamento della sua produzione.




EXPORTO 2022
La Grande Opera Definitiva
Scritto da Sistema Torino

Personaggi
Il Capo del Partito Della Nazione (PDN) – ci pensa lui.
Ugo Speranza – imprenditore edile sull’orlo del fallimento.
Alex De Santis – spin doctor (colui che scrive i discorsi) del Capo del PDN, vecchio amico di Ugo.
Benedetta Bosetti – giornalista molto vicina al Partito Della Nazione, praticamente dentro.
La Moglie di Ugo Speranza – lo ha lasciato portandosi via i figli.
L’Amante di Ugo Speranza – viene da Bucarest e vuole un sacco di regalini
Gianluca – amico di Ugo Speranza
La Televisione – è ovunque

Dichiarazione Poetica.
EXPORTO 2022 è un’operazione in perfetta linea con le metodologie del gruppo insurrezional-situazionista Sistema Torino, fondato un paio di anni fa da Maurizio Pagliassotti e da Massimo Giovara: un’operazione sorprendente sia per chi ci lavora che per chi vi assiste o la sostiene.
“Cerchiamo 30 cervelli”, diceva Pagliassotti durante le incursioni piratesche in giro per librerie, circoli, bar, locali, “cerchiamo altri che, come noi, vogliano provare a usare le loro capacità per creare dissenso, provocare, fare politica e arte nello stesso tempo, non garantiamo nulla se non la nostra lealtà e la buona volontà di tutti quelli che già sono in Sistema Torino. Se pensate che qualcosa non funzioni e si possa cambiare, parliamone”.
Difficile credergli, si pensava che nessuno avrebbe avuto voglia di rispondere ad un appello di questo tipo in un periodo in cui è meglio salvarsi le terga e trovare un santo protettore, negli uffici di una Fondazione magari, piuttosto che mettere i bastoni fra le ruote a qualcuno.
E invece, quelli di Sistema Torino, i cervelli li hanno trovati.
Oggi ci sono ancora e sono molti più di trenta, e la cosa buffa è che sono cervelli indipendenti che dissentono fra loro su un sacco di cose. E questo, in politica, di questi tempi, è miracoloso. Un gruppo che funziona non nonostante il dissenso, ma grazie al dissenso. Se ci fate caso è una rarità anche nel mondo teatrale e artistico.
EXPORTO 2022, il nuovo spettacolo di Sistema Torino è quindi ricolmo di contraddizioni straordinariamente sorprendenti: è un’opera autenticamente anarchica e collettiva eppure ha una struttura rigidamente Hegeliana, quindi Marxista, ha un’autoralità collettiva eppure si riconosce l’impronta di tutte le persone che vi hanno collaborato, fornisce dati precisi e pedantemente verificati sui meccanismi finanziari e politici con cui alcuni stanno operando il sacco d’Italia eppure fa ridere e aggancia alla sedia.
Sono queste le impressioni che ho raccolto tra il pubblico dopo la prima presentazione del testo, affiancata a contributi video surreali e fantascientifici.
E questo è un altro punto di forza, che si collega direttamente allo spettacolo precedente di Sistema Torino, "Il Sistema Torino non esiste": l’utilizzo di stili e media differenti in cui i dati vengono veicolati da un degradante contesto pseudo informativo in cui ci muoviamo tutti da ormai più di trent’anni.
In
EXPORTO 2022, come nel mondo reale, non esiste più nessuna storia e nessun progresso, nessuna freccia del tempo, perché tutti dimenticano in fretta, soprattutto chi va (o non va) a votare.
È facilissimo per il potere resuscitare ogni volta e per sempre l’antichissima strategia del nuovo, del sorprendente, dell’originale, della Goebblesiana bugia ripetuta che diventa verità, della carota e del bastone.
Ugo Speranza, protagonista espiatorio della nostra storia, non ha ancora finito di curarsi le ferite dell’ultima bastonata che subito crede alla nuova carota che gli viene posta davanti. Potrà finalmente risollevarsi approfittando di una sua tanto casuale, quanto vecchia e potente amicizia, “perchè così funziona in Italia, conta chi conosci, no?”.
E’ sorprendente provare la doppia sensazione di ineluttabilità e assurdità di questo meccanismo sulla propria pelle di spettatore, ricordando quante volte questo meccanismo ha avuto e ha ancora effetto su di noi: “voto così, magari cambia qualcosa…, non voto, sono tutti uguali, ecc. ecc.
Ugo, che è come noi, “ci casca” di nuovo. Tuttavia i motivi per cui il suo amico Alex lo chiama e gli affida un ruolo “importante” gli resteranno ignoti fino alla fine, mentre gli spettatori li ascoltano nelle ovvie intercettazioni telefoniche (che qui vengono divulgate in tempo reale e non dopo anni di indagini come nel mondo reale).
EXPORTO 2022  è una gigantesca manipolazione di cose, dati e persone che ha degli scopi diretti e interrelati: il mostruoso arricchimento di alcuni a scapito dei molti, la creazione di un consenso di massa di proporzioni totalitarie e il conseguente addensamento e concentrazione di potere nelle mani di sempre meno persone.
Per raccogliere il “popolo”, per riunirlo sotto un’unica bandiera, sia quella Italiana o del partito o della squadra di calcio preferita, lo sappiamo tutti, è necessario un sogno.
L’obiettivo imprescindibile del 75% di voti richiede che questo sogno sia immenso (se dici una bugia dilla grossa) che faccia pensare contemporaneamente al lavoro e alle vacanze, alla megalomania costruttiva e all’ecologia, e via così di contraddizione in contraddizione esattamente come la carota e il bastone, o come la reazione atomica.
Per questo ci sono pochi sogni che eguagliano l’idea del mare in Pianura Padana, a Milano, e magari anche a Torino. Un’opera gigantesca che con tutta probabilità non si farà mai e che smuoverà quantità di denaro inimmaginabili, giustificando la svendita del patrimonio culturale pubblico, all’ordine del giorno di tutte le agende politiche attuali.
Ma tranquilli, tutto questo è solo fantascienza, o perlomeno, fantapolitica.
Veramente? Eppure assistendo alla lettura a qualcuno viene in mente un certo buco sotto una certa montagna in una certa valle, a un altro un’immenso ponte a campata unica in una certa regione dove crollano i viadotti, a un altro ancora una certa diga vicino a una città patrimonio dell’umanità.
Ma no. Davvero, tranquilli.
Ogni riferimento a fatti o opere pubbliche realmente progettate o realizzate, è puramente casuale.
E poi, stavolta, non ci sbaglieremo EXPORTO sarà la prima Grande Opera Definitiva, il cui acronimo, d’altra parte, è il nome stesso di Dio.
Viva il Mare! Viva EXPORTO! Viva L’Italia!
 
                                                                                                                      Giovanni Giovannini



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EXPORTO 2022  al giro di boa
Venerdì 5 giugno scorso abbiamo  proposto la prima lettura pubblica del testo del nostro nuovo spettacolo teatrale. Una lettura nuda, senza fronzoli, per vedere la forma fisica del testo. A metà percorso, il lavoro ci pare buono e con ampie possibilità di sviluppo.
Certo non siamo obiettivi, stiamo facendo la valutazione di noi stessi. prendete quindi queste righe come un semplice tentativo di raccontarvi a che punto siamo.
Il nostro primo spettacolo “Il Sistema Torino non esiste” per molti aspetti aveva una carattere narrativo più semplice. Parlare delle miserie del cortile di casa interessa sempre tutti, coinvolge, mette in relazione fatti e persone che più o meno direttamente conosciamo.
La proverbiale antipatia del Sistema Torino, quello vero, e la qualità artistica del lavoro svolto hanno fatto sì che lo spettacolo abbia avuto un percorso semplice, diretto verso il successo. Cosa avvenuta senza particolare sforzo.
EXPORTO 2022  è un prodotto molto più complesso. Tratta temi nazionali e sovranazionali scarsamente conosciuti dall’opinione pubblica: grandi opere, vendita del patrimonio pubblico e creazione del consenso di massa. Questo è il cuore contenutistico del nostro secondo spettacolo teatrale.
Ascoltare la lettura del testo scritto fino ad ora, letto da Massimo Giovara, Mauro Ravarino, Roberta Bonetto e Paolo Tex, ci fa pensare questo: la cifra stilistica di tutta la produzione culturale di Sistema Torino è mantenuta. Quello di
EXPORTO 2022 è un testo spassoso e feroce, tragico nel senso più completo e alto. Un panorama di nequizia, grandeur accattona, irresponsabilità sorridente.
Volevamo tracciare una linea d’orizzonte fosca su un muro di verità. Chissà se ci siamo riusciti, non siamo noi a poterlo dire. Però abbiamo visto il pubblico passare dalla risata alla mano sulla bocca nel giro di pochi minuti, corrugare la fronte e ciondolare disperatamente la testa. C’è stato perfino un applauso a scena aperta al termine del secondo comizio del Capo del Partito della Nazione.
“E proprio così” è stato il commento più diffuso tra coloro con cui ci siamo confrontati al termine della serata.. L’aspetto bizzarro è che queste tre parole si devono associare all’artificio retorico che ci siamo inventati: l’inondazione della Pianura Padana.
Al momento l’effetto cortocircuito percettivo ci pare raggiunto. Punti e passaggi da sviluppare o correggere ci sono ancora, ma il testo sarà ritoccato e asciugato, anche per dare il dovuto spazio a Domenico Finiguerra e Tomaso Montanari.
Essendo un oratorio, ovviamente venerdì scorso non c’erano scenografie, i video di supporto pochi e non quelli di cui sarà anche costituito lo spettacolo. Non c’erano movimenti, costumi, nulla. E’ stata una semplice lettura, una prova aperta, per vedere l’effetto che fa, come diceva Jannacci.
A noi ha fatto un effetto molto positivo, tanto da farci pensare che abbiamo una gran voglia di lavorare ancora di più per realizzarlo.
La “prima” sarà a ottobre, abbiamo quindi vari mesi per arrivare a un risultato finale che raggiunga gli obbiettivi che ci siamo dati: uno spettacolo ricco di strumenti cognitivi potenti ma godibile e il salto di Sistema Torino dalla scala locale a quella nazionale. Vedremo cosa accadrà. Al momento ci sembra che le carte per riuscire a vincere questa partita le carte giuste le abbiamo tutte in mano


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