venerdì 20 marzo 2015

Incalza e L'EXPOrTO, una riflessione sul nuovo progetto di Sistema Torino


E’ in corso una mutazione antropologica, quello di cui parlava già Pasolini, verso la “omologazione del Brutto”. Il brutto sta trovando piena epifania in quello che viene definito “il paese più bello del mondo”: un processo curioso, no? Una metamorfosi involutiva dichiarata e rivendicata il cui architrave culturale è una celebre affermazione di Longanesi: “alla manutenzione si preferisce l’inaugurazione.” E l’inaugurazione di cosa lo capiamo bene in questi giorni di molle dibattito post intercettazioni che, ormai, non scandalizzano più alcuno.
Ma che ci frega, noi siamo il paese di Razzi che Crozza ha fatto diventare simpatico ai più. E’ tutto relativo, lo diceva pure coso, come si chiama, Einstein. O no? No.
Le Grandi Opere, è ormai chiaro, rappresentano il centro del gorgo che sta risucchiando l’Italia: e così glu glu dopo glu glu, l’Italia sta andando nella fogna. 
Fermare le Grandi Opere, ovunque e tutte, fino a quando non ci sarà una nuova Legge sugli appalti chiara, con regole nette, ma che soprattutto non dia spazio di discrezionalità a nessun boiardo è il minimo sindacale che si può sperare per fermare questo processo. Tutte sono da fermare, e perdonateci se l’affermazione può apparire un pelino manichea. In primis l’Expo che, leggiamo, è certo sarà una boiata totale, un minestrone tra la nen più nobile “Fiera dei Vini”, la burgheria di Mac Donalds e la speculazione edilizia in stile Francesco Rosi. E’ forse per questa ragione che stanno vendendo così pochi biglietti; tra poco su groupon uscirà il mega pacchetto completo“detartrasi + ingresso Expo + set asciugamani euro 99.99”.
Ma torniamo a noi, all’Italia nel lavandino attratta dal gorgo, e leggiamo un po’ le intercettazioni, passiamo qualche sano momento di allegria.
“L’autostrada Orte-Cesena è una roba allucinante. Secondo me questo qui, che è questo Vito Bonsignore che è un mascalzone deve avere usato dell’olio da tutte le parti perché è inspiegabile. Comunque sai quando ti approvano la roba così è un valore aggiunto non indifferente te la metti in borsa eh… ma guarda Claudio questo è tutto un Paese che… io vorrei… io vorrei morire …”
Ancora: “Forse si sta bene solo in questo Paese qua… perché nei Paesi dove ci sono le regole secondo me si sta molto peggio… io ti dico la verità… che sono stato assolutamente… anzi nessuno mi può dire un cazzo… anche se qualche compromesso l’ho fatto anche io naturalmente come tutti… però i soldi che ho guadagnato in questo Paese di merda deregolarizzato… non li avrei mai guadagnati in Inghilterra o in America”.
A parlare è l’ex presidente di Italferr Giulio Burchi, ah che soddisfazione. Stupendo.
A esser cinici potremmo definirci fortunati. Ieri sera abbiamo presentato il nostro nuovo spettacolo teatrale che andrà in scena dal 3 al 7 giugno, “Exporto 2022, la grande opera finale”.

Lo abbiamo fatto con una rappresentazione grottesca, sopra le righe, paradossale: perché siamo dei fermi sostenitori che la realtà debba essere raccontata in forma brutale. L’Italia di oggi è grottesca, è paradossale, è sopra le righe. E’ stato un successo, cento persone che ridevano per non piangere.
Di più. l’operazione della magistratura fiorentina si chiama “Sistema”, altra pubblicità gratuita, troppo buoni. In questi giorni di intenso lavoro di scrittura del testo che verrà rappresentato, spesso ci siamo incartati nel tentativo di inventare un realtà che potesse risultare credibile. Rendendoci conto, solo di fronte alle intercettazioni che sono state pubblicate in questi giorni, che non c’è nulla inventare. Il lavoro è già fatto.
Un ministro che telefona a un burocrate, incredibilmente in pensione ma sempre a capo di un ministero da decadi, per raccomandare il figlio, per raccattare miserabili favori, per un Rolex, posti di lavoro, consulenze, cene, biglietti aerei, vestiti. Degrado. Maneggi che coinvolgono i preti, il solito Bonsignore che sopravvive a tutto, sempre nell’ombra, i soliti imprenditori italiani incapaci di lavorare senza cercare raccomandazione e ungere ruote. Degrado e abbrutimento.
Cosa c’è da “inventare”, quindi? Nulla.
Ma tutto questo rimestare nella miseria rischia di far perdere di vista il fuoco del problema: la distruzione dell’Italia, l’irreversibilità insita in questo processo. Costruire un’autostrada, una ferrovia, un buco nella montagna, se tutto questo non è pienamente necessario, distrugge non solo le casse pubbliche, ma il patrimonio civico del paese. 
E reazione non c’è. A stento il ministro Lupi si è dimesso: questo perché nel paese, nell’opinione pubblica formata quotidianamente dall’informazione tossica, delitti come quelli in essere sono ormai percepiti come minori. Mentre sono i peggiori di tutti, perché colpiscono tutti. 
E non stiamo parlando di piccoli appaltini, bensì di tutto ciò che è stato costruito in Italia (escluse le sante olimpiadi di Torino 2006 e la Torino Lione, un’eccezione che sconfigge le ferree leggi della statistica).
Mettere un piccolo sasso nella necessaria barricata necessaria per fermare tutto questo. Sistema Torino parte di un movimento vasto, che vuole resistere. Noi stiamo facendo questo.


SISTEMA TORINO, ti invita a conoscere il nuovo progetto “EXPOrTO 2022” 


un racconto, uno spettacolo, un ciclo di incontri per parlare di attualità, di grandi opere, di comunicazione e mass media e pensare al futuro →http://buonacausa.org/cause/exporto2022

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