lunedì 2 febbraio 2015

Intervista a Nicoletta Dosio: la Grecia, la speranza e la nuova sinistra

PERCHE' IN GRECIA
“Finiremo come la Grecia”. Per anni è stata quasi una minaccia, una spada di Damocle per noi italiani, pensando alla situazione di un paese costretto a un’austerità devastante dalle politiche della Troika.
Molti sono stati gli italiani che si sono recati nella capitale greca non solo per assistere alla vittoria annunciata di Syriza ma anche per conoscere lo stato della popolazione greca, il suo tessuto sociale. Insomma, vedere da vicino come si è costruito questo successo elettorale.
Tra gli italiani anche Nicoletta Dosio, storica militante No Tav, ma soprattutto donna fortemente di sinistra, da sempre nelle lotte, dalla parte dei più deboli. In un dialogo aperto, su un tavolo della Credenza a Bussoleno ci ha raccontato quello che ha visto, facendo anche un’analisi sulle prospettive in Italia.
“Ho accettato di andare ad Atene per osservare da vicino quello che stava accadendo e per portare una solidarietà concreta al popolo greco, senza la velleità di salire sul carro del vincitore. Ritengo importante conoscere il tessuto sociale che sostiene Syriza e che ha portato alla vittoria di Tsipras.”
Il panorama che si osserva è quello di un forte e generale impoverimento della popolazione, in particolare colpisce la situazione della piccola e media borghesia che negli ultimi 5 anni ha subito un vero e proprio tracollo, di fatto sparendo.
“La proletarizzazione della popolazione è enorme. Ti aspetti di vedere povertà ovunque e non la vedi, se non per piccoli segni di una tristezza diffusa e soprattutto per la presenza di tante persone che sono per strada e che non ti chiedono neanche l’elemosina. Molte sono donne. Questo ti fa capire come è davvero la situazione. In una città che rimane comunque dignitosissima. Le strutture di solidarietà nate dai movimenti, come gli ambulatori e le mense, sono dislocate anche nei quartieri borghesi. In questi luoghi pensi che la gente stia bene, ma non è così, qua si trovano i nuovi proletari della Grecia.”

LA SITUAZIONE SOCIALE E SANITARIA
La politiche di austerità imposte dalla Troika hanno portato la Grecia sull’orlo del disastro sanitario e sociale. I numeri sono infatti impietosi a cominciare dai 3 milioni di persone senza assistenza sanitaria. Infatti, chi non ha un lavoro non può ricevere dallo stato il supporto delle strutture mediche pubbliche.
Dal 2010 sono state create numerose strutture sanitarie in risposta ai forti tagli della spesa pubblica, che ha portato alla riduzione e anche alla chiusura, dei presidi di primo grado, vale a dire ambulatori e consultori. Anche chi ha ancora la copertura sanitaria si è visto aumentare i ticket.
“Siamo stati accompagnati dai compagni nelle varie strutture di solidarietà nate dal basso per cercare di dare una mano e tamponare la situazione drammatica in cui versa la Grecia. L’ambulatorio che abbiamo visitato si trova a Nea Smirne un quartiere di piccola e media borghesia dove anche dal punto di vista urbanistico vedi ville e piccoli condomini con giardini. Passando dall’esterno in queste strade non ti rendi conto della crisi. Ma lì dentro ci sono famiglie, e non poche, a cui è stata tagliata la luce. Molti hanno dovuto svendere la loro casa, perché impossibilitati a pagare il mutuo”.
Gli ambulatori sono gestiti da volontari, medici, infermieri, farmacisti e persone alla segreteria. Ci sono 40 ambulatori in tutto il paese. I medicinali sono recuperati dai farmacisti, per esempio quelle prossime alla scadenza, oppure vengono raccolte le medicine dei cittadini che non consumano interamente le confezioni.
“In questi luoghi sono state allestite delle sale in cui si eroga assistenza dentistica, c’è un consultorio femminile, un ambulatorio comune e quello pediatrico. “
“Gli uomini e le donne che in questo momento stanno prestando questo tipo di servizio volontario pensa che questa iniziativa deve essere temporanea, perché è lo stato che deve fornire l’assistenza sanitaria gratuita a tutti. Non ambiscono a creare delle strutture parallele fisse, come spesso capita in altri paesi come in Italia dove questo tipo di politiche ha portato man mano allo smantellamento del pubblico in favore del privato”
L’assistenza viene data a tutti gratuitamente, senza distinzione e appartenenze, La gestione è collettiva e non verticistica, assembleare, dove ci sono i tecnici (personale sanitario) che danno i loro pareri, ma alla fine le decisioni vengono prese insieme coinvolgendo anche gli utenti, che per un principio di solidarietà finiscono per diventare volontari per aiutare a loro volta altre persone.
Ma cosa succede nelle strutture pubbliche? “Alcuni medici negli ospedali ricevono a loro rischio e pericolo, fuori dall’orario di lavoro, le persone che hanno bisogno di cura. Chi ha bisogno di interventi chirurgici e non ha assistenza gli ospedali hanno creato una sorta di commissione composta da tre medici, per cui chi ha bisogno viene visitato da tutti e che stabilisce la reale gravità della situazione del singolo”
Questo tipo di organizzazione sulla sanità per le fasce deboli esisteva già da tempo ed era rivolta ai migranti che arrivavano in Grecia. Ora invece i due terzi degli utenti sono greci. I 2/3 degli assistiti sono donne.

ALCUNI NUMERI
I suicidi sono aumentati del 43% e la depressione controllata è aumentata del 12,3%. Decine di migliaia di case sono senza la corrente perché gli abitanti non hanno la possibilità di pagare le bollette.
E’ addirittura ricomparsa la malaria e i contagi dell’Aids sono quasi raddoppiati.
I bambini in grave deprivazione infantile, quindi sotto la soglia di povertà, erano nel 2008 il 10% ora il 21%. I bambini che vivono con genitori disoccupati sono aumentati del 331%.
La mortalità infantile nel 2003 era al 6,3%, nel 2011 si attesta al 9%. Bambini che non hanno la possibilità di essere vaccinati sono aumentati del 20%.

LE MENSE SOLIDALI
In uno scenario di questo tipo, in cui lavorare è quasi un miraggio, mettere nella pancia un pasto caldo diventa veramente difficoltoso, in particolare per i bambini. La denutrizione infantile è diventato un serio problema che è stato affrontato con le stesse modalità dei presidi a
“La mensa che abbiamo visitato - ci racconta Nicoletta – si trova a Cosmos Neos è nata su iniziativa di alcuni insegnanti, nel 2010 quando avevano messo in piedi dei doposcuola per i bambini. Si sono man mano accorti che la situazione della loro nutrizione era disastrosa. Hanno così approfondito il problema andando nelle case per registrare i bisogni di queste famiglie. Quindi da doposcuola la struttura di è trasformata in una mensa popolare dove vanno minori ma anche adulti. Ogni giorno vengono serviti 300 pasti fissi”.
“Ci sono 300 persone che gestiscono la mensa. Si organizzano andando nei forni a raccogliere il pane, vanno nei mercati popolari a prendere a basso costo, e a volte gratuitamente, generi alimentari. I bisogni sono così aumentati che la struttura non era più sufficiente e adeguata e così hanno utilizzato un salone della parrocchia vicina”.
La struttura si mantiene grazie alle offerte delle persone e con la raccolta alimentare, che viene organizzato il venerdì sera e il sabato mattina presso negozi e supermercati.
Questa solidarietà però non viene vista di buon occhio. "Ci hanno raccontato - prosegue Nicoletta nel suo racconto – “che nell’inverno scorso, durante uno di questi momenti di raccolta, è arrivata la polizia, hanno identificato i volontari con l’intenzione di portarli via. La gente della zona e gli stessi lavoratori del supermercato hanno fatto una manifestazione per far desistere la polizia dal loro intento”.
Gli operatori e i volontari insistono molto sul fatto che questa non è un’operazione filantropica fine a se stessa ma una solidarietà condivisa, che va anche allargata. Chi è aiutato poi aiuta anche gli altri e si crea un meccanismo di assistenza reciproca che diviene essenziale per poter sopravvivere tutti i giorni. Questo meccanismo crea anche una coscienza politica: la colpa della crisi non è dei migranti che secondo la propaganda “rubano” i posti di lavoro ma è colpa dei banchieri e degli speculatori, coloro che ricevono gli aiuti dall’Europa della Troika e se li tengono ben stretti.

I CANI DI ATENE
Nicoletta Dosio da sempre animalista ci racconta anche la situazione dei cani randagi.
“Ci sono moltissimi cani nelle piazza ad Atene. Sono cani che sono stati tutti sterilizzati e hanno il microchip. Vanno in giro, e la popolazione dà loro da mangiare. E’ un sintomo di dignità di un popolo in difficoltà che però cerca di reagire."

LA POLITICA DI SYRIZA
“Questa vittoria potrà andare avanti ed eviterà dei possibili ridimensionamenti nel programma solo se il popolo lo vorrà. E’ importante sottolineare che i voti non sono arrivati solo dai militanti di Syriza.
Syriza è stata votata anche dagli anarchici proprio perchè si respira la voglia di rinascere. Lo slogan stesso “la speranza avanza” non è la speranza di chi vive sperando passivamente in qualche cosa che verrà ma è la speranza che nasce dall’azione quotidiana.
Parlando con i compagni che hanno messo in piedi queste strutture ci hanno detto che sperano che questo governo possa migliorare la situazione, ma staranno criticamente in attesa. Questo spirito di autorganizzazione e solidarietà va oltre Syriza, che è sì ora espressione politica di questa lotta, ma è una lotta che è nata anni fa dai movimenti, fatta non solo di parole ma di atti concreti”
Syriza è uno strumento in più per il conflitto per andare contro alle politiche dell’Europa. Su questo non c’era ambiguità.
I primi provvedimenti della squadra di governo di Tsipras sono un segnale importante del cambiamento di rotta: il blocco degli sfratti, l’innalzamento del salario minimo garantito, la sanità pubblica per tutti, la cittadinanza per i bambini dei migranti nati in Grecia, il diritto d’asilo nelle università, il blocco della privatizzazione del Pireo e delle aziende energetiche.
Saranno inoltre tagliate le spese militari. In tutti questi anni, quella dei militari e dell’apparato di polizia è stata una casta che non ha mai subito i tagli che hanno invece colpito in maniera indiscriminata tutte le altre categorie di dipendenti pubblici.
Molti hanno storto il naso sull’alleanza di governo con i “Greci indipendenti”, cerchiamo quindi di approfondire meglio.
“Sono strumentali all’obiettivo" – dice Nicoletta.
Molti di loro sono i fuoriusciti dal partito di Samaras perché erano in contrasto con le politiche della Troika. Sono per la maggior parte piccoli imprenditori, quella borghesia stroncata dal debito. La lotta alle politiche dell’austerità è l’unico elemento in comune.
“Non hanno niente a che vedere con le idee di Syriza. Purtroppo per due seggi non si è avuta maggioranza assoluta. Chi poteva essere l’alleato naturale, il KKE, ha deciso di stare a guardare e votare i singoli provvedimenti. Chi potrà imporre le alleanza giuste sarà solo il popolo. Questa sarà una vittoria di Pirro che potrà trasformarsi in una sconfitta rovinosa se il popolo non la sosterrà. E’ la popolazione a dettare il programma e imporre le alleanze giuste e dare le forze per una lotta che è sicuramente enorme perché hanno di fronte il potentato europeo, compresa la Nato”.

ARIA DI INTERNAZIONALISMO IN GRECIA
Per il weekend elettorale ad Atene si è ritrovata tutta la sinistra europea, non solo la Brigata Kalimera, la delegazione in Italia. Come se dalla Grecia potessero ripartire le speranze per una nuova politica di sinistra.
“E’ importante la solidarietà internazionale degli oppressi e di chi non accetta le politiche economiche attuali che porta all’umiliazione delle persone. Ad Atene c’erano spagnoli, portoghesi, inglesi, irlandesi, baschi e tedeschi. In quei giorni mi è venuta in mente la guerra di Spagna, a quel tipo di solidarietà internazionale che si era creata allora per combattere il fascismo insieme alla popolazione locale. Abbiamo, insomma respirato il bisogno di liberazione sociale. La Grecia è una speranza per tutti, ma deve essere speranza attiva”
Nei filmati e nelle fotografie che arrivavano in quei giorni da Piazza Sintagma abbiamo visto sventolare le bandiere No Tav, come spesso accade in molte città italiane durante i cortei. “Ci siamo sentiti anche di andare a nome del popolo No Tav abbiamo portato diverse bandiere che sono state prese e fatte sventolare in piazza anche da chi non era mai venuto in valle. Secondo noi quello che si è creato dal basso ha degli aspetti comuni con alcune parti del movimento No Tav: una lotta popolare fatta di tante storie che si unificano insieme su obiettivi precisi, forti, rivoluzionari che mettono in discussione il modello di sviluppo proponendo anche un’altra visione del mondo e dell’economia”.

UNA SYRIZA IN ITALIA?
All’indomani della vittoria di Tsipras, in Italia è partito il classico teatrino dei complimenti e dei parallelismi: tutti appassionatamente sul carro del vincitore, distorcendo completamente lo straordinario risultato politico che è una rottura forte nei confronti del resto dell’Europa.
“L’esperienza greca non può essere utilizzata malamente anche da chi in Italia si riempie la bocca della vittoria di Syriza. Chi cerca di fare un parallelo tra Renzi e Tsipras, tra Syriza e Pd dice un’enorme fesseria. Sono lontani anni luce; il primo è con la Troika l’altro è contro. E anche l’ambiguità di Sel non va bene.
Bisogna costruire invece di attaccarsi al carro del vincitore se no si finisce per essere delle zavorre. Per me i presupposti sono quelli del conflitto aperto che è già presente in Italia, ma non nelle istituzioni e nelle formazioni partitiche. Bisogna partire dai movimenti, dal basso. Non può la somma dei partiti che si richiamano a una sinistra, quelle sono operazioni di riciclaggio di persone, non un processo politico. E’ necessaria ripartire da una lotta radicale.
Non si può più delegare. Anche nella stessa Grecia la popolazione non ha dato a delega in bianco al nuovo governo. Bisogna essere i rappresentanti dei bisogni, bisogna essere lo strumento di un conflitto che deve portare a un cambiamento radicale che io continuo a chiamare rivoluzione”.
                                                                              (a cura di Luana Garofalo)

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