mercoledì 17 dicembre 2014

Benedette autostrade

Il sacerdote di turno asperge la pavimentazione stradale con l’acqua benedetta e gli “inauguratori” si segnano: sarà perché sono tutti credenti o per rispetto… O perché gia sanno che quella che si profila è l’ennesima viacrucis?
E’ il 23 di luglio dell’anno che volge al termine, il 2014…
Matteo Renzi, il primo ministro più smagliante che la storia già repubblicana (oggi neomonarchica) ci abbia regalato, taglia orgogliosamente il nastro (e proprio al posto di Re Giorgio) di quello che dovrà passare alla storia come il primo vero importante project financing made in Italy: l’autostrada Brescia-Bergamo-Milano, meglio
nota come BreBeMi.  L’uomo ama i blitz inaugurali: snobba le liturgie del clero istituzional-finanziario come l’imperdibile Forum Ambrosetti di Cernobbio, preferendo l’inaugurazione di una fabbrica qualunque della Bassapadana… Ma stavolta lo hanno consigliato male: qualcuno dei suoi amici delle Cayman deve avergli  detto che il Project-financing del “Quadrante est” aveva ottenuto il prestigioso PFI Awards di Thomson Reuters (chi sono costoro?) e che il presidente della A35 si vantava perché la BEI (Banca Europea degli Investimenti) aveva accordato loro il più consistente finanziamento comunitario: ben 650 milioni di euro! (fonte: MilanoFinanza). Uno scintillio tale di luci natalizie, sia pure in piena estate, che l’ex sindaco fiorentino deve aver deciso che quel nastro doveva tagliarlo lui e con delle forbici d’oro!
Chi glie lo dice adesso che prima ancora di mangiare il panettone i milanesi (che pure ne detengono la ricetta) già si accalcano col cappello in mano presso le casse (vuote) del Ministropadoan? Il “suo” ministro delle infrastrutture interpreta tutte e tre le scimmiette: intervistato al riguardo non vede, nè sente, e – per una volta – parla molto poco…  L’A35 è già stata ribattezzata “la deserta”: il suo pedaggio proibitivo,  assieme ai costosissimi raccordi mancanti,  ne scoraggia l’uso. L’A4 (Torino-Milano-Venezia-Trieste) la boicotta per banali ma concreti motivi di concorrenza (e ciò nonostante che tra i soci della A35 figurino anche alcune concessionarie che gestiscono tratte di A4!).
Così il premiato e più celebrato caso di “finanza di progetto” rischia di fallire appena inaugurato se non interverrà urgentemente lo Stato con altri onerosi contributi a  fondo perduto! Il  senatore Marco Scibona del Movimento 5 Stelle ha denunciato come in realtà si sia di fronte a un finanziamento statale mascherato e su cui sono stati appena immessi altri 330 milioni di soldi pubblici per una tratta che sulla carta costava 800 milioni saliti a 1,8 miliardi in corso d’opera. Ed ha ammonito sulla consolidata, anche se logora, tattica  praticata da tutti i proponenti le “Grandi Opere”, caratterizzata  dal perverso intreccio tra costi sottostimati (grazie a ribassi d’asta destinati a evaporare sotto i colpi di revisioni prezzi e riserve) e a  ricavi sovrastimati (grazie e previsioni di traffico gonfiate). Un piccolo ma significativo anticipo dello scenario che attende chi si ostina a credere nella desiderabilità del Tav Torino-Lione. Uno scenario sul cui palcoscenico si sono già scambiati di ruolo alcuni attori protagonisti: qualcuno di noi… anziani forse si ricorderà del “segretario di Transpadana” prof. Bruno Bottiglieri. Costui era onnipresente nelle attività promozionali della Lyon-Turin sia a livello istituzionale che di pubblicistica; sono suoi alcuni degli appelli grotteschi che Luca Giunti propone nelle sue presentazioni con dati catastrofisti sulla saturazione della ferrovia esistente tra Lione e Torino. Era l’epoca della Presidenza Pininfarina del comitato messo in piedi da Confindustria (ma pagato coi contributi pubblici degli Enti locali – cioè soldi nostri). A leggere i titoli dei giornali scritti sotto la sua dettatura e a riascoltare i suoi sermoni verrebbe da sorridere se nel frattempo questa storia non fosse diventata anche e soprattutto la “terra di mezzo” del profondo nordovest , la negazione di un elementare principio di civiltà prima ancora che di democrazia: la “legittima difesa” di una intera popolazione rispetto agli interessi delle peggiori lobby. Ebbene qualcuno si chiederà che fine ha fatto, dopo essere sparito dai nostri radar per lasciare l’ambita poltroncina dell’ufficio della Unione industriali subalpina a un certo Paolo Balistrieri…
I destini incrociati di Virano e Bottiglieri
vibotCon un percorso inverso a quello di Mario Virano (che dalle autostrade si converte alle ferrovie e ha finito per soppiantarlo nel ruolo di prezzemolo per ogni minestra, surclassandolo peraltro in poteri,  incarichi ed emolumenti) approdò col ruolo di Amministratore Delegato e poi di Direttore Generale alla “Società di Progetto BreBeMi” (si chiama così la pluripremiata artefice del project financing” più istantaneo della storia dell’economia!). Infatti nel corso dell’inaugurazione il presidente  della Spa, Francesco Bettoni, ha iniziato così il suo intervento “Siamo partiti 18 anni fa tra presidenti di Camere di Commercio (…). Abbiamo asfaltato tutti i problemi", ha aggiunto. Poi il ringraziamento a tutti coloro che hanno collaborato, a cominciare dal primo dirigente della società: Bruno Bottiglieri.
Un’altra solida prova – se ce ne fosse davvero bisogno – per asfaltare (ma con alcuni strati di merda in luogo del conglomerato bituminoso)  tutti coloro che accusano il movimento No Tav e i suoi esponenti più “fastidiosi” di essere contigui alla lobby autostradale e per questo avversari della ferrovia! Di lobby ce n’è una sola: quella delle banche (che adesso chiedono indietro a Lupi&renzi i soldi gettati nella Brebemi), delle imprese (come quelle coinvolte con tanto di cognomi nel Consiglio di Amministazione della Spalombarda), dei mafiosi (che hanno lucrato imponendo il pizzo ai disgraziati subappaltatori) e dei politici parassiti come sempre a rimorchio.
Ma stavolta sarà dura tentare di far pagare il conto ai contribuenti senza che nessuno se ne accorga com’é sempre avvenuto sin qui: perché 25 anni d.N.T. (dopo la nascita del movimento No Tav) niente è più come prima.
Borgone Susa, 16 dicembre 2014
Claudio Giorno

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