domenica 21 settembre 2014

Audizione di Fassino: buona l'interpretazione, scarni i contenuti. Per me e' NO

INTRODUZIONE: DIBBATTITO KOMPAGNI!
Giovedì sera ho deciso di espiare qualche mia colpa atavica andando ad assistere all'incontro con il Sindaco Piero Fassino all'interno della festa di Sinistra Ecologia e Libertà' (scrivere il nome di SEL per esteso é un ottimo escamotage per riuscire a pronunciare la parola “sinistra” in una serata come questa): il programma propone come tema un “confronto aperto per un bilancio politico degli ultimi anni”. Wow, che apertura mentale! Il parterre de roi prevede una pletora di
giornalisti di tutte le principali testate locali e nazionali, compreso un rappresentante del sito web “Lo Spiffero”, solitamente foriero di notizie scomode per la Pubblica Amministrazione: l'occasione e' ghiotta, per cui dopo una giornata in ufficio fino alle ore venti, niente di meglio che una spumeggiante serata politica con tanto di “dibbattito Kompagni” di novecentesca memoria. Arrivato in Vespa alla Festa, l'ambientazione che mi si presenta davanti é effettivamente riconducibile a un altro secolo, con bandiere rosse dal retrogusto d'antan e una Natura spettrale che rende ancora più cupa l'atmosfera: in nome della passione politica decido di superare tutto questo (e stenderò un pietoso velo sull'incontro delle ore 19 con l'Assessore Passoni, ridimensionatosi in una tavolata di una dozzina di persone) e accomodarmi al centro di una distesa infinita di sedie vuote.

LA CRISI? DON'T WORRY, ABBIAMO UNA “VISION”
Complice certamente il maltempo, il pubblico non é propriamente quello delle grandi occasioni: a quanto pare l'appeal del nostro Sindaco non é quello di una rockstar, per usare un eufemismo. L'incipit é proverbiale: il Primo Cittadino decanta le magnifiche sorti e progressive di una città con un alto profilo plurale che coniuga il mondo industriale a un'economia della conoscenza sempre più florida. E via a sciorinare dati sulla capacità di attirare capitali e investimenti su numerosi ambiti, in primis quello automobilistico che ora accoglie case non-FIAT grazie all'elevato know-how presente sul territorio. A seguire la chicca del racconto della Città Metropolitana che egli nel recente incontro di Cernobbio ha saputo con brio “vendere a un esponente di una importante banca d'affari inglese” (in quel momento mi sono sentito un prodotto finanziario più che un cittadino). Per quel che riguarda l'ambito turismo e dintorni, il tenore della risposta é il medesimo: nessun accenno al binomio cultura/Grandi Eventi che spesso é stato sollevato nella pubblica opinione, si sorvola sul concetto di “privatizzazione” dell'ambito culturale che molti a sinistra disapprovano, non sognatevi  un approfondimento della questione lavoro precario e malpagato per chi opera in questo settore. Si rimane in superficie citando anche qui dati rassicuranti: i turisti sono in forte crescita in questi vent'anni e vi assicuro che troveremo accordi con il Sindacato per garantire lavoro “buono” e fornire politiche di sostegno. E il caso REAR? Niente da fare, stop alle telefonate e via con la prossima domanda! 
Insomma, per dirla con una vecchia canzone francese “va tutto bene madama la marchesa”: a questo punto interviene Davide Canavesio (esponente dell'ala massimalista dei Giovani Industriali) per raccontarci le numerose qualità del Piano Strategico, sintetizzabile nel fatto che le risorse pubbliche sono poche ma per fortuna esistono privati illuminati che investono sulla città guidati da un sapiente indirizzo pubblico. Devo ammettere che a questo punto resto in uno stato intermedio tra il basito e lo stordito di fronte a cotanta propaganda condita dalla prosopopea di chi si ostina ad affermare con leggerezza che Torino é viva e prospera perché (tenetevi forte) “ é una città che ha saputo guardare in faccia la crisi e affrontarla con successo”. Comincio a guardarmi intorno e pensare: ma sbaglio o siamo la città più povera del Nord Italia? Solo io assisto a fabbriche che chiudono in continuazione, lavoratori espulsi dal mondo del lavoro e giovani disorientati e sfiduciati dal precariato? Per fortuna ci sono parecchi giornalisti in sala, sicuramente qualcuno presenterà una realtà leggermente diversa da quella che ci viene propinata: é quello che ogni lettore si sta aspettando vero? Mi spiace deludere le vostre aspettative, ma il prosieguo del “dibattito aperto” é sulla stessa falsa riga: domande da copione che sembrano più ricalcare la scaletta di un tema d'attualità del liceo che un confronto franco e sincero sul destino dello splendido luogo che abitiamo. Mi trovo sinceramente in difficoltà a raccontare la continuazione del dibattito, nel quale sono completamente assenti le voci fuori dal coro (nonostante un deciso Curto provi a lanciare qualche provocazione “da sinistra” senza trovare però risposte), per cui il protagonista può continuare a rivendicare l'operato pubblico da battitore libero senza interlocutori: in realtà qualcosa di interessante può essere scovato, e sta proprio in alcune rivendicazioni che vengono solitamente vendute come “scelte sofferte” ma che tali non sembrano. Nella parte relativa alla presentazione del bilancio tecnico del Comune, il nostro Piero lamenta i continui tagli di fondi decisi a livello nazionale, a partire dal Governo Monti fino all'attuale (non dev'essersi accorto che il suo Partito d'appartenenza é saldamente al comando di tutte le coalizioni da lui citate), che l'hanno costretto a mettere sul mercato beni i quali, a suo dire, non hanno più bisogno di una partecipazione pubblica considerata ormai anacronistica. Abbiamo bisogno di soldi? Semplice, vendiamo le municipalizzate!  L'AMIAT? La cediamo per quattro spiccioli. Farmacie Comunali? E basta con l'idea ormai passata che possano servire a qualcosa, sono ormai un vetusto elemento di Welfare; Curto prova a ricordargli alcuni elementi come la Cassa dei Farmaci o l'incentivo alla vendita dei generici ma il tutto viene risolto con uno sbuffo che archivia rapidamente la faccenda. A questo punto il freddo la fa da padrone e il Sindaco non disdegna l'idea di chiudere lì la questione: rimane ancora l'intervento “strappato” dalle ragazze rappresentanti l'Assemblea Cavallerizza 14:45 (superficialmente definite dal palco “i ragazzi della Cavallerizza”, ma ammetto che a questo punto della serata sono diventato molesto su tutto), che pongono domande sul futuro del luogo Patrimonio dell'UNESCO. Il Sindaco ribadisce che la destinazione sarà prettamente culturale, obiettivo perseguibile anche con investimenti privati: sgombera il campo dall'ipotesi alloggi per i ricchi e hotel di lusso, attaccando velatamente chi ha messo in giro questa diceria (apparsa su Repubblica a firma di un giornalista presente) e contemporaneamente allontanando l'ipotesi “progetto partecipato” perché quella del Teatro Valle é stata un'esperienza fallimentare (sic et simpliciter, senza argomentazioni di sorta). Non ci ha spiegato quale privato si accollerebbe milioni di euro di spese di ristrutturazione per farci attività culturali con un basso margine di profitto, ma forse ci penserà qualche rappresentante politico della maggioranza alla prossima Assemblea Pubblica in Cavallerizza (prevista a breve) ad approfondire ulteriormente la questione.

IL FINALE HA L'AMARO IN BOCCA
Il ritorno a casa é colmo di mestizia: nella mia fanciullesca ingenuità mi sarei aspettato davvero un “dibattito aperto”, non dico franco e serrato a mo' di Festa de l'Unità anni 70 (non voglio recitare il ruolo del nostalgico), ma che perlomeno mi proponesse una visione della città molto più aderente alla realtà che ognuno di noi, direttamente o indirettamente, vive sulla propria pelle quotidianamente. Senza cadere nella retorica qualunquista, stasera ho assistito a una rappresentazione plastica dello status quo: una classe politica cittadina che si sente inscalfibile e propone una favella rassicurante, buona per ogni classe sociale e ogni età, tutti insieme appassionatamente sul palco, dagli industriali al sindacato, dal “giovane ribelle” al cinquantenne che sa come vanno le cose. In mezzo svetta la figura del politico PD che mette d'accordo tutti, che si ostina a proporci ricette vincenti condite da inglesismi a caso (project financing de che?) e un linguaggio sempre più orwelliano. A fare da apparente contraltare, giornalisti intenti a proporre stancamente domande di rito condite da educati convenevoli: manca quella che nel mondo dell'informazione viene definita “la seconda domanda”, quella che prova a pungolare il potente di turno inchiodandolo sulla sedia. Il “cane da guardia del potere” a Torino è stato ammansito, e si fa finta di dimenticare che la realtà odierna é frutto di una complessità così eterogenea da non poter essere ridotta a formule magiche decantate con eccessiva sicurezza. A tutto questo la maggior parte della popolazione continua a credere con fermezza, o perlomeno si illude di farlo. Finché la realtà ce lo permette. E voi? Fin quando siete disposti a farlo?
Paolo “Tex” 


2 commenti:

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