venerdì 11 luglio 2014

Recensioni - libri: Maurizio Pagliassotti, "Sistema Torino, Sistema Italia"

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"Sistema Torino, Sistema Italia" mi ha fatto pensare alla fiaba di Andersen "I vestiti nuovi dell'imperatore", nella quale un intero popolo ammira i magnifici (e inesistenti) nuovi abiti del sovrano. Tranne un bambino, che urla "Il Re è nudo". Ecco, Zanna-Pagliassotti, come il bambino, ci mostra il sistema nudo e crudo. Si infila nei salotti e negli uffici del potere e fotografa i personaggi, di primo e secondo piano, che stanno dietro l'illusione di una città e di una società che qualcuno ha trasformato in un guscio luccicante ma desolatamente vuoto. Guscio nel quale si dibattono almeno tre tipi umani: i manovratori, quelli delle idee geniali e dei grandi mezzi, i potenti; gli assimilati, quelli che aspirano a un posticino, costi quel che costi, insieme a quelli che davvero ritengono che il sistema sia il migliore possibile perché scelgono di vederne solo un lato; e infine gli esclusi, i non previsti e non ammessi, come i ragazzi delle periferie, o gli auto esclusi, i consapevoli, quelli che il sistema lo denunciano e lo rigettano. 

Pagliassotti questa volta, attraverso le storie professionali e personali che racconta, appartenenti alla cornice narrativa del libro, aggiunge elementi di realtà, di concretezza, alle inchieste giornalistiche. La lettura è leggera, lo stile brillante e piacevole e siamo empaticamente più vicini agli effetti del sistema: che si traducono nelle vicende, a volte nelle piccinerie, dei personaggi, caratterizzati con pochi ma efficaci dettagli. Le descrizioni di atmosfere, luoghi, e anche persone sono rese in modo molto vivido, cogliendone le caratteristiche distintive a partire dalle quali il lettore può figurarsi benissimo la realtà e, nel caso dei personaggi, i pensieri e le emozioni che essi vivono.    
Il protagonista, Pietro Zanna, nelle sue meditazioni deambulanti per la città trasmette la tragicità del sistema, ancor più che con i freddi numeri della documentazione giornalistica. E insieme alle suggestive descrizioni del centro città e dell'esperienza notturna della movida torinese, con le sue implicazioni sociologiche, ci comunica il proprio percorso interiore, la presa di coscienza, con amara conclusione, dello squallore che lo circonda. 
Si sorride, spesso, ma con una certa inevitabile amarezza, delle figure rampanti del giornalismo, dei ridicoli vezzi degli uomini che detengono il potere. Non si sorride più, invece, quando il tritacarne del sistema investe le sue vittime, quando le distrugge, le sfrutta, le umilia.
Loretta Deluca 

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