lunedì 21 luglio 2014

Recensioni - libri: Luca Rastello, "I buoni"


Ci sono molti libri scritti sui cattivi “tout court” nelle diverse sfumature, dai serial killer ai corrotti professionisti. Qualcuno prova anche un certo compiacimento, o forse, nei casi più estremi un sadico voyeurismo, nel leggerli: nessuna sorpresa, però, perché il marcio sta esattamente dove si vede e dove ci aspettiamo di trovarlo.
“I Buoni" invece, è raggelante o dovrebbe esserlo, per chi crede nella virtù, nella quasi santità dei grandi uomini di pace o per chi pensa che la beneficenza possa sostituire il diritto.
Una nuova luce (o forse è più esatto dire che di luce se ne toglie) sul “bene”, sul nostro “disperato bisogno di conciliazione che nasce dalle nostre vite in cattività” che ci permette di pensarci migliori di ciò che siamo. Rastello smonta l’illusione, mostra con una certa crudeltà della scrittura, asciutta edvessenziale, le crepe dell’organizzazione, la retorica del linguaggio, delle formule  ricorrenti che mirano a incatenare la coscienza, a convincere che si sta lavorando a un nobile fine al quale tutto è sacrificabile. Anzi, non si deve intendere il lavoro come lavoro, poichè esso è dedizione a una causa. Ma non per tutti, evidentemente, solo per i più piccoli anelli della catena, quelli facilmente e periodicamente sostituibili.
La figura più bella e commovente è quella di Aza, una giovane donna che attraversa due inferni di violenza e  in qualche modo ne emerge pura. Il secondo inferno dopo quello delle fogne, quello insospettabile, che doveva essere invece salvifico, è ancora più distruttivo. È ancora più dolorosamente un’umanità perduta, quella della civiltà dei buoni in cui si ritrova Aza; ma  nel primo inferno lei aveva vinto, salvandosi e salvando. 
Loretta Deluca

Nessun commento:

Posta un commento

Il commento ai post del blog di Sistema Torino è libero e non richiede registrazione. E' comunque gradita la firma. Commenti ritenuti inopportuni oppure offensivi verranno rimossi dagli amministratori