mercoledì 4 giugno 2014

La Legalità, Torino e la statistica. Celebriamo la perfezione della nostra città

Leggiamo con stupore trionfanti commenti relativi all'arresto del sindaco di Venezia, la Repubblica pudicamente lo definisce di centro sinistra, per corruzione, concussione e riciclaggio. Dopo l'Expo, a pochi giorni.
La parola Legalità, oggi come non mai, è un proiettile tracciante che illumina la notte solo lungo il percorso che segue. Il resto rimane inesorabilmente al buio.
Spaventose sono le tenebre di luce che risplendono a Torino, capitale illibata, vergine, purissima e santissima della Legalità, fortezza della perfezione che resiste all'assedio perfino della statistica.
L'Italia è una nazione fondata sulla corruzione totale, ovunque. Tranne Torino.
Noi siamo l'eccezione statistica che conferma la regola. Noi siamo unici gigli purissimi in una discarica dell'immondizia. Gigli che non diventano mai putrescenti, rimangono fioriti per sempre, perché superano le leggi della natura.

Qui, nonostante il fiume di denaro pubblico senza precedenti nella storia della repubblica, tra il 1996 e il 2011 non sono stati inquadrati fenomeni corruttivi. Noi siamo perfetti.
Ah vili italiani, rozza plebaglia che si sporca la faccia mentre tenta di agguantare un osso unto da portare a quella bocca senza pace che avete, guardateci! Godete della nostra perfezione, del nostro splendore! Prendete esempio, vil razza dannata!
I nostro amministratori sono stati perfetti. I nostri appalti erano, sono e saranno perfetti. Qui la corruzione non esiste. Noi siamo la Legalità.
Buttatevi in ginocchio di fronte a Torino e pentitevi!
Da noi una guerra feroce è stata scatenata verso i tosaerba che sono stati giustamente devastati dalla spada divina della Legalità. Quindici miliardi di euro di investimenti pubblici, debiti ovunque che strozzano la vita delle istituzioni e dei cittadini: il tosaerba. 
La cena con l'amante, le mutande di Cota. Nessuna pietà abbiamo avuto verso costoro: morte al ladruncolo, perché la perfezione non deve avere macchie meschine. Poveri italiani che vi arruffate, con le vostre unghie sporche piantate ovunque vi sia qualcosa da agguantare, godete del boia che taglia una testa ogni tanto, e buttatevi ai piedi di santi laici della Legalità che pontificano.
Oggi è Venezia. Ieri era Milano.
Poi sarà Genova, Firenze, Roma, Napoli, Palermo.

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